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ROMA E DINTORNI
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MOSTRE - ITALIA

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Roma

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Accademia di Francia (Villa Medici)
viale Trinità dei Monti, 1
JEAN-LUC MOULÈNE
Il était une fois
Dal 30 aprile al 13 settembre 2015
Tel. 06/67611
http://www.villamedici.it/

Questa mostra presenta più di trenta opere, una selezione apparentemente eterogenea che permette di cogliere alcuni dei principi caratteristici della pratica dell’artista: l’uso de l’objet trouvé o della “situazione trovata”, semplicemente colti seguendo il principio della fotografia (quelli che Jean-Luc Moulène chiama “documents”, documenti) o trasformati ed elaborati secondo il principio del disegno (che lui chiama “opus”, opera); un approccio alla realtà che non riduce l’arte alla comunicazione o alla narrazione ma che propone una presentazione di immagini; un modo di concepire le proprie opere, al di là dell’apparente diversità formale, sia come esperienze del pensiero che come esperienze sensibili.

L’esposizione si apre con una delle prime immagini dell’artista, Bubu 1er del 1977, un disegno primitivista che viene qui messo in relazione con un grande oggetto bifronte realizzato attraverso un calco, Janus, del 2014, e una fotografia, Manuel Joseph, che ritrae il poeta con cui l’artista aveva collaborato per la mostra del 2004 a Villa Medici. Questa prima sala rende esplicita la presenza del corpo nell’opera di Jean-Luc Moulène, presenza che sarà più sotterranea nel resto dell’esposizione. Il corpo che produce oggetti o il corpo che si amalgama ad essi è presente anche nella serie Tronches (2014), composta da quindici oggetti in cemento modellati da maschere di carnevale e posti su coperte colorate, o nei Tricolore (2015), oggetti in vetro soffiato compresso da una struttura di acciaio.

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Musei Capitolini
piazza del Campidoglio 1
L’ETÀ DELL’ANGOSCIA
Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)
Dal 28 gennaio al 4 ottobre 2015
Tel. 06/39967800
Sito Web: http://www.museicapitolini.org/

La mostra è il quarto importante appuntamento del ciclo “I Giorni di Roma”, progetto quinquennale di mostre che alterna esposizioni a carattere prettamente monografico (Ritratti. Le tante facce del potere, Costruire un Impero), a mostre dal taglio diacronico (L’Età della Conquista, L’Età dell’Equilibrio, L’Età dell’Angoscia), dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica. L’esposizione si sofferma sui profondi cambiamenti che segnarono il III secolo d.C., secolo ritenuto tradizionalmente di “crisi” dell’impero, ma in realtà contenente in nuce alcuni dei germogli più fecondi destinati a mutare per sempre le età successive e ad aprire le porte verso la società tardo-antica.
In poco meno di centocinquanta anni, l’Impero giunse a cambiare totalmente la propria fisionomia, fino ad arrivare all’instaurazione della Tetrarchia, alla perdita del ruolo di capitale di Roma, ed alla divisione del territorio italico in diocesi equiparate al resto dell’Impero.
Sono gli stessi storici antichi a riflettere sulle profonde trasformazioni del proprio mondo, come ben si legge nelle parole di Cassio Dione che all’inizio del III secolo d.C. riferiva alla fine del regno di Marco Aurelio la fine dell’età d’oro: Dopo la morte di Marco, la storia passò da un Impero d’oro ad uno di ferro arrugginito.
Determinante fu la fine della trasmissione del potere su base esclusivamente dinastica, e l’esorbitante potere che venne parallelamente a essere concentrato nelle mani dell’esercito, capace di imporre gli imperatori e di eliminarli.
È un mondo che muta definitivamente la propria struttura sociale, con lo sfaldamento delle istituzioni e il parallelo emergere di nuove forze sociali.
La mostra racconta la diffusa crisi spirituale e religiosa che in un clima di ansia generalizzata portò a un abbandono delle religioni tradizionali e all'adesione sempre più massiccia al culto di divinità provenienti dall'Oriente: Iside, Cibele, Mithra, Sabazio. Oltre a loro, naturalmente, Cristo. L’ansia derivava da alcuni problemi concreti e materiali: guerre civili, crisi finanziarie ed economiche, carestie, epidemie (come quelle nel corso dei principati di Marco Aurelio e Gallieno) e la perenne pressione dei barbari ai confini.

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Galleria d'Arte Moderna
via Francesco Crispi 24
ARTISTI DELL’OTTOCENTO
Temi e Riscoperte
Sino all’8 dicembre 2015
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)
Sito Web: http://www.galleriaartemodernaroma.it/

Importante esposizione che contempla un folto gruppo di opere di artisti dell’Ottocento. Si tratta di pezzi di estremo interesse, in parte mai esposti e sconosciuti al pubblico.
Nell’ambito della mostra, è previsto un “focus” di due sale con una selezione di opere – di scultura e grafica - del napoletano Vincenzo Gemito (1852-1929), del quale la Galleria possiede una ricca e importante raccolta.
La mostra propone una lettura “trasversale”, attraverso quei percorsi tematici che trovano maggiore riscontro nella cultura figurativa ottocentesca: l’ispirazione all’antico, il ritratto, l’intimismo del quotidiano le scene di vita popolare nonché, in senso lato, le varie poetiche del vero dal nord al sud Italia, con particolare attenzione al ruolo di Roma.
Le opere, tutte realizzate da artisti di nascita e tradizione Ottocentesca, raggiungono, in parte, il secolo successivo. Quest’apertura consente, non solo di riconoscere l’evoluzione tematica e stilistica degli autori, ma anche - specie per taluni soggetti come quelli legati al lavoro - di sottolineare il delicato momento di passaggio che prelude all’arte moderna.
La varietà dei pezzi esposti, non soltanto dal punto di vista iconografico e tecnico, ma anche per le dimensioni da minime a molto grandi, offre una panoramica “a volo d’uccello” sui vari aspetti della cultura artistica dell’epoca.
Accanto ai nomi italiani più noti, come Nino Costa, Giulio Aristide Sartorio, Angelo Morbelli, compaiono autori “di nicchia” quali Adriano Ferraresi, Augusto Bompiani, Paride Pascucci, di cui si mostrano singolari e inaspettati capolavori.
Vi ritroviamo anche importanti artisti stranieri, primo fra tutti, Auguste Rodin, con il noto bronzo “Busto di Signora”; nonché Georges Paul Leroux, che, con la grande, magnifica tela “Passeggiata al Pincio” - restaurata per l’occasione ed esposta a Roma per la prima volta - rappresenta una delle principali “riscoperte” di questa mostra.
A completamento dei percorsi, il prestito di alcune selezionate opere da un’importante collezione privata di Ottocento italiano. Tra queste compaiono dipinti di Francesco Paolo Michetti, Domenico Morelli, Alessandro La Volpe.

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Macro
via Nizza
GLI AMICI DI TOTI SCIALOJA E GABRIELLA DRUDI
Dal 26 marzo al 6 settembre 2015
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)

Nell’ambito della mostra “100 Scialoja. Azione e Pensiero” vengono presentate una serie di opere della collezione privata di Toti Scialoja e di sua moglie Gabriella Drudi, sempre concesse dalla Fondazione Toti Scialoja di Roma nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita dell'artista.
Si tratta di oltre 70 opere, fra quadri, sculture, disegni e grafiche, che bene documentano sette decenni di amicizie, rapporti, ricerche in comune maturate in diversi contesti artistici e culturali, lungo un viaggio che da Roma giunge a New York e ritorno.
La collezione è divisa in due sezioni tematiche, con andamento cronologico, partendo da Gli amici italiani, con opere di Afro, Burri, Colla, Corpora, de Pisis, Dorazio, Fontana, Leoncillo, Maccari, Mafai, Mauri, Melotti, Mirko, Morandi, Novelli, Perilli, Rotella, Savinio, Strazza, oltre ai “4 fuori strada”, di cui hanno fatto parte Ciarrocchi, Sadun, Stradone e lo stesso Scialoja, ed altri, con opere tutte da scoprire. Si prosegue con Gli amici dal mondo, con opere di Calder, de Kooning, Gorky, Guston, Marca-Relli, Motherwell, Pepper, Twombly, Rukhin, ecc.
Naturalmente questa raccolta, con cui si ribadisce la scelta metodologica e scientifica di presentare in mostra esclusivamente opere provenienti dalla Fondazione Scialoja e quindi di proprietà dello stesso Toti, non esaurisce il panorama degli artisti con cui furono stabiliti stretti rapporti, mancando ad esempio lavori di Renato Birolli e Corrado Cagli per il contesto italiano e di Mark Rothko per quello americano.
Complessivamente si viene a creare un dialogo sottile e illuminante fra le opere dello stesso Scialoja e quelle dei suoi amici artisti, con una rete di rapporti che offre anche la possibilità di capire meglio tanti snodi, scelte linguistiche e predilezioni dell’artista romano. Partendo dalla seconda metà degli anni Trenta alla fine del suo percorso – anni Novanta – senza dimenticare un cenno sommario alla sua feconda attività di docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con le opere degli allievi storici, della “prima generazione” (cronologicamente la seconda metà anni Cinquanta), con Battaglia, Fioroni e Gardini le cui le opere provengono sempre dalla collezione Scialoja.

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Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi
via Nomentana 70
OPPO
Pittura Disegno Scenografia
Dal 20 maggio al 4 ottobre 2015

Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 21.00)
http://www.museivillatorlonia.it
http://www.museiincomune.it

L’esposizione attraversa mezzo secolo di storia dell’arte italiana, dalle opere giovanili legate al clima della Secessione, a quelle del secondo dopoguerra, più intimiste. Con la sua proposta artistica Oppo partecipa alla grande stagione del Novecento accanto a De Chirico, Sironi, Carrà, De Pisis. Negli anni Trenta dialoga con i giovani protagonisti della «Scuola romana», da Mafai a Scipione, sostenendo la crescita e la proiezione internazionale di tutto l’ambiente, con la Quadriennale, l’avventura della «Galleria della Cometa», e le esperienze all’estero: Esposizione Universale di Barcellona (1929) e di New York (1939).
Proposta anche la sua attività di scenografo e costumista per il Teatro dell’Opera di Roma, il Maggio Fiorentino, la Scala di Milano e la Fenice di Venezia.
Per meglio comprendere la figura di Oppo quale protagonista del suo tempo, la Fondazione Oppo ha messo a disposizione il materiale inedito del suo Archivio, ricco di corrispondenze con artisti e intellettuali dell’epoca, documenti, foto, caricature, disegni e ritratti.

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Palazzo Braschi
GIOACCHINO ERSOCH (1815 – 1902)
Un architetto per Roma Capitale
Sino al 20 settembre 2015

La mostra celebra il bicentenario della nascita dell’architetto che, con lunga ed eclettica attività professionale, rispose creativamente alle esigenze di una città in evoluzione, spaziando dall’architettura civile a quella funzionale. Le opere e i documenti presentati, provenienti dalle collezioni del Museo di Roma, dall’Archivio Storico Capitolino e dall’Archivio Gianfranco Ersoch, ne tratteggiano la carriera, le idee e la pratica, anche attraverso l’esposizione di alcuni dei suoi strumenti di lavoro.
Gioacchino Ersoch. Architetto, urbanista, inventore. È a lui – in occasione del bicentenario della nascita - che sarà dedicata la mostra “Gioacchino Ersoch (1815 – 1902). Un architetto per Roma Capitale”ospitata al Museo di Roma Palazzo Braschi dal 16 maggio al 20 settembre 2015.
In esposizione una serie di progetti e disegni dell’architetto romano di origini svizzere, in parte inediti, accompagnati da dipinti e fotografie d’epoca, per raccontare un periodo della storia di Roma e dell’amministrazione capitolina poco noto e far conoscere meglio la sua figura di professionista al servizio del Comune dal 1848 al 1889. Sono anni di importanti cambiamenti per la città, soprattutto nei primi decenni dopo il 1870, quando Roma, designata a capitale d’Italia, è protagonista di grandi trasformazioni, oltre che nel campo politico e sociale, in quello dello sviluppo urbanistico e architettonico. Ersoch, responsabile dell’Ufficio municipale di edilizia pubblica, impresse una decisa svolta alla sua personale progettualità e a quella del suo staff, indirizzandola verso un’architettura pubblica più adatta al nuovo ruolo di Roma studiando, nel contempo, adeguate tipologie di arredo monumentale e celebrativo.

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Complesso del Vittoriano
IMPRESSIONISTI Tête à tête
Dal 27 settembre 2015 al 7 febbraio 2016
Tel. 06/6780664

“Vero pittore è colui che sa afferrare il lato epico della vita di ogni giorno e sa farci vedere quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe verniciate” afferma Charles Baudelaire, personalità chiave nel diffondere fra gli artisti che saranno poi definiti “impressionisti”, il gusto di dipingere il loro tempo.
Edouard Manet, Pierre Auguste Renoir, Edgar Degas, Claude Monet, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Paul Cézanne, Gustave Caillebotte, Berthe Morisot, Mary Cassat, Georges Seurat (partecipe all’ultima rassegna del gruppo nel 1886); inoltre Armand Guillaumin, Marie Bracquemond, Eva Gonzales: questi gli artisti presenti nella mostra “Impressionismo. I protagonisti”. Oltre sessanta opere provenienti dal Musée d’Orsay.
Attraverso un percorso tra i protagonisti impressionisti la mostra vuole mettere in luce gli aspetti innovativi essenziali nell’elaborazione di un’arte moderna evidenziando le connotazioni delle singole personalità.
Il movimento impressionista distrugge le ferree regole dell’arte da Salon: se si fa prepotente il desiderio di fissare sulla tela la fugacità del momento, è proprio la figura umana che permette all’artista di esplorare rapidamente il mondo circostante, il vivace spaccato di un mondo pulsante di vita.
Come afferma Zola nel 1868, “sono pittori che amano il loro tempo…cercano prima di tutto di penetrare figure prese dalla vita e le hanno dipinte con tutto l’amore che provano per i soggetti moderni”.

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