MEDITERRANEA
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L’AFGHANISTAN METTE AL
BANDO IL FILM “IL CACCIATORE DI AQUILONI”
Il film “Il cacciatore di aquiloni” di
Mark Foster, tratto dal romanzo best seller di Khaled Hosseini, afghano
emigrato negli Stati Uniti, non sarà distribuito in Afghanistan. A
deciderlo è stato il ministero dell'Informazione e della Cultura
afghano, con il consenso del presidente Karzai. “Certe scene sono
discutibili e inaccettabili per alcune persone e potrebbero provocare
reazioni e problemi per il governo e la popolazione”, ha riferito Latif
Ahmadi, direttore dell'Afghan Film, un’istituzione statale che presiede
alla censura delle pellicole. “Il cacciatore di aquiloni” è uscito a
dicembre negli Stati Uniti e sarà nelle sale italiane a partire dal 15
febbraio. La proibizione ufficiale, comunque, non ne impedirà la
circolazione: come già avvenuto per “Kabul Express”, la pellicola
indiana accusata di essere antihazara, il film verrà distribuito
illegalmente in dvd pirata.
Il Cacciatore di aquiloni racconta l'amicizia tra due bambini, Amir,
figlio di una ricca famigila pashtun, e il figlio del suo servitore
hazara, Hassan. Quest'ultimo viene violentato da un teppista pashtun,
senza che l'amico intervenga in sua difesa. Una scena che è condannata
come anti islamica. Un altro bambino è costretto a esibirsi in un ballo
erotico per un dirigente Taleban.
La Paramount Vantage, che ha prodotto il film, lo scorso anno ha dovuto
far partire dall'Afghanistan i tre bambini protagonisti della pellicola,
nel timore di possibili ritorsioni. Il padre dell'attore che interpreta
Hassan aveva dichiarato a suo tempo di non essere stato informato che ci
sarebbe stata una scena di stupro e, una volta scoperto il fatto, aveva
chiesto venisse tagliata. “La gente in Afghanistan non capirà che si
tratta di finzione”, aveva detto il padre. Il bambino ha avuto un
compenso di 10 mila dollari per interpretare Hassan, una somma notevole
in Afghanistan.
Il film, narrando le vicende dei due bimbi Hassan ed Amir, parte da una
metafora splendida: c'è stato un tempo in cui nei cieli di Kabul
volavano gli aquiloni (sport nazionale afghano), le cui eleganti
evoluzioni rappresentavano la libertà del paese. Poi gli aquiloni non
volarono più: era iniziata la tremenda odissea del popolo afghano. Amir,
figlio del ricco commerciante Baba, vive col padre in una grande,
lussuosa villa con giardino; la madre - con grande sconforto del padre -
morì nel mettere alla luce il bimbo, cosa che Baba non ha mai
effettivamente perdonato al figlio. A far loro compagnia Alì, servitore
di Baba da sempre, ed il figlio Hassan, inseparabile ed adorante
compagno di Amir: i due, oltre a trascorrere insieme le spensierate
giornate dell'infanzia, formano una formidabile coppia nei tornei
cittadini di combattimenti tra aquiloni.
Amir è il “pilota”, mentre Hassan è il suo “secondo”: difficile che il
filo svolto dal rocchetto degli avversari riesca a rimanere integro
quando si scontrano con questo formidabile duo. In più Hassan, col suo
viso da bambola ed il labbro leporino, è il più forte cacciatore di
aquiloni di Kabul: quando un filo viene reciso in combattimento e
l'aquilone vaga in cielo in preda al vento, lui saprà sempre dove andrà
a cadere, facendone una preda di guerra per Amir. Ma l'armonia tra i due
ragazzini si spezza quando qualcosa di terribile accade ad Hassan per
colpa di Amir: l'atteggiamento di quest'ultimo nei confronti dell'amico
muterà, dettato da un'ostilità figlia del rimorso covato nell'ombra
della propria coscienza, in un perverso gioco di specchi. L'arrivo dei
russi a Kabul porterà alla separazione delle due mezze famiglie: Amir e
Baba fuggiranno in America, Alì ed Hassan resteranno chissà dove in
Afghanistan. Dopo venticinque anni Amir ha realizzato il suo sogno di
diventare scrittore, si è sposato, ha una buona vita nella sua casa di
San Francisco. Ma a sollevare le nebbie faticosamente accumulate su un
passato scomodo ci pensa una telefonata dall'Afghanistan, che non gli
lascia scelta: in barba alla viltà di cui si è accusato per tutta la
vita parte alla volta di Kabul, alla ricerca di Sohrab, il figlio di
Hassan reso orfano dalla crudeltà dei Talebani. Ma ad attenderlo a Kabul
non ci sono solo i fantasmi del passato: quello che trent’anni prima era
il suo paese ora è una landa desolata in cui vagano donne invisibili,
dove i marciapiedi sono carichi di relitti umani ammassati gli uni sugli
altri, dove avere un padre od un fratello maggiore è un lusso dopo gli
stermini talebani, dove gli occhi della gente restano incollati al
selciato per timore di incrociare fatalmente lo sguardo sbagliato, dove
gli aquiloni non volano più.
La decisione di proibire la proiezione del film ha sollevato molte
critiche, soprattutto nei confronti della censura imposta dalle
autorità. Certamente non bisogna dimenticare la delicata condizione in
cui versa l’Afghanistan, dove gli odi interetnici impediscono di
raggiungere la pace sociale. Intanto il Governo per evitare altra
violenza e ulteriori attentati da parte dei talebani, ha preferito
proibire la distribuzione della pellicola, cercando così di non correre
rischi a salvaguardia della già precaria stabilità interna.
Clara Salpietro
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