MEDITERRANEA
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L’UNIVERSITÀ DI LEGGE LIBANESE
BEIRUT (LIBANO) – Sono circa 4 mila i
giovani che ogni anno si iscrivono in una delle 5 università presenti in
Libano, 1500/2000 studenti scelgono l’università di legge libanese, la
più antica, è stata infatti fondata nel 1950, e una delle più importanti
nel settore giuridico. “Da noi si laureano 250/300 studenti l’anno –
spiega il direttore dell’Università di Legge Libanese a Beirut, Ramez
Ammar, musulmano sciita – mentre 700 è il totale dei laureati di tutte
le università. Dalla nostra facoltà escono i migliori avvocati e
giudici. Dopo la laurea però molti studenti vanno all’estero per cercare
lavoro, qui il settore dell’occupazione è in crisi”.
Lei insegna anche diritto umano, cosa mi dice a proposito?
“Il
diritto umano, introdotto nel ’67, è importante soprattutto nella
situazione in cui siamo. Quando insegniamo questo argomento cerchiamo di
farlo capire. Si tratta di un diritto internazionale che va oltre i
partiti e le religioni”.
Cosa mi
dice della pena di morte e dei lavori forzati che sono ancora in vigore
in Libano?
“Sono due
cose che il Governo sta cercando di togliere. Il Libano ha superato un
periodo di violenza e crimini, per far rispettare le leggi il governo ha
dovuto imporre pena di morte e lavori forzati. Però noi insegniamo ai
giovani che bisogna eliminarli entrambi. Speriamo di riprendere un
sistema democratico basato su libertà e giustizia, perché lì dove c’e
l’essere umano questo ha il diritto di poter eleggere i suoi
rappresentanti in Parlamento. Il Libano è fatto da un gruppo di
religioni, differenti tra di loro, però l’interferenza esterna ha acuito
i contrasti. Questo territorio si trova in una zona piena di pericoli.
E’ un piccolo paese vicino a due grandi paesi che sono Siria ed Israele,
che per noi è il principale nemico. Siamo sotto la pressione di
entrambi”.
Cosa è cambiato con l’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri?
“L’assassinio di Hariri ha fatto rimettere insieme il popolo libanese
senza far pensare agli ostacoli, alle differenze culturali o di
religione, tutti contro Siria ed Israele, sotto un’unica bandiera. Le
due grandi manifestazioni dell’8 e del 14 marzo, durante le quali la
popolazione era tutta in piazza, hanno dimostrato questo”.
Ha mai pensato di andare via dal Libano?
“No, mai.
Avrei lasciato il Libano solo se avessi trovato lavoro in Francia,
perché mia moglie è francese e mio figlio si trova da lei per motivi di
studio. Ho preferito però restare nel mio paese, anche perchè ho trovato
lavoro qui”.
L’università di cui è direttore, ha bisogno di qualche cambiamento?
“Come
tutti gli Istituti accademici ha bisogno di essere rinnovato nello
studio. Bisognerebbe andare avanti con diversi programmi. Abbiamo preso
la decisione di introdurre un programma di studio europeo, abbiamo
cambiato la sede del campus e ci siamo trasferiti in un posto migliore”.
Qual è il futuro della nuova generazione libanese?
“Il futuro
non è chiaro, perché è legato a tutta la situazione del Medioriente. Se
sistemano il problema tra arabi ed israeliani e sistemano la storia
dell’Iraq, allora le cose diventano più facili”.
Avete avviato progetti comuni con altre Università di legge europee?
“Ci sono convenzioni con l’Unione Europea, mentre con l’Italia non
abbiamo avviato nessun progetto”.
Chi finanzia l’Università?
“Il
governo invia fondi alle Università, ma non sono sufficienti. Gli
studenti però riescono ancora a pagare poco di tasse universitarie. Uno
studente che frequenta la facoltà di Legge paga 125 dollari l’anno”.
Clara Salpietro
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