Scaffale degli Oziosi


INDICE

 


DemosKratia:

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Valerio Castronovo
L'Europa e la rinascita dei nazionalismi

Edizione: Laterza (Anticorpi [50]), Roma-Bari, 2016, p. 218
Prezzo: 16,00 Euro
ISBN: 9788858124642
- disponibile anche in ebook

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Nato a Vercelli nel 1935, Valerio Castronovo è stato dal 1967 al 1971 professore incaricato di storia moderna all’Università Statale di Milano e dal 1972 al 2004 ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino. Dal 1983 è direttore scientifico della rivista trimestrale di scienze e storia “Prometeo”. Presiede l’Istituto di studi storici Salvemini di Torino e del Centro Studi di documentazione storica ed economica dell’impresa di Roma. Fra le sue pubblicazioni: La storia economica. Dall’Unità d’Italia a oggi, (Einaudi, 1975); L’industria italiana dall’Ottocento a oggi (Mondadori, 1981); L’eredità del Novecento. (Einaudi, 2000); Cento anni di imprese. Storia della Confindustria (Laterza 2010).

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LA CRISI EUROPEA E LA RIPRESA DEI NAZIONALISMI

Nell'ultimo quindicennio del secolo scorso, la diffusione di movimenti “etno-nazionali”, spesso a carattere populista, in Europa e non solo, aveva riacceso il dibattito storiografico e scientifico sul nazionalismo e sull'idea di nazione sia a livello internazionale[1]. In particolare, ci si chiedeva se queste fossero manifestazioni “residuali” di una idea che non aveva più molto da dire nella storia, se si trattasse di risposte indotte (per contrasto) dalla globalizzazione dei mercati, se fossero manifestazioni di un più ampio “scontro delle civiltà” o se infine simboleggiassero l'esistenza di differenti comunità[2]. La politica del XXI secolo ha dovuto fare i conti con il declino della società industriale e con la crisi dei princìpi di sovranità popolare e di democrazia di fronte alle sfide portate dai meccanismi omologanti della globalizzazione e dai centri transnazionali del potere finanziario[3]. In particolare, gli Stati europei hanno dovuto affrontare molteplici spinte centrifughe e richieste di autonomia e indipendenza: dalla Scozia alla Catalogna, dai Paesi Baschi alla Corsica e alle contraddizioni fra fiamminghi e valloni in Belgio. Un elemento di novità rispetto al passato, almeno in Europa, è che la critica populistica delle istituzioni politiche ed economiche centrali convive con le denunce sulle ricadute sociali ed etiche delle politiche dell'UE e dei singoli Stati[4].

Nei dodici capitoli che compongono il libro, Castronovo ricostruisce eventi e situazioni che hanno caratterizzato i 26 anni che separano la caduta del Muro di Berlino dall'attentato terroristico a Bruxelles dell'aprile scorso: dall'asse franco-tedesco che diede vita al processo di costituzione dell'UE al Trattato di Maastricht; dall'egemonia della “locomotiva tedesca” alla crescita dell'estrema destra in Francia; dal default greco alle sconfitte elettorali dei Paesi europeisti; dalla politica dell'austerità alla crisi migratoria; dalla ricostruzione di muri “Est-Ovest” al collasso di Schengen, fino ai recentissimi attacchi di matrice fondamentalista e ricondotti all'ISIS.

In particolare, l'autore sostiene che l'evidente calo di fiducia e di consenso popolari nei confronti delle formazioni politiche protagoniste del percorso di unificazione europea, sia dovuto principalmente a due fattori. Il primo è l'incapacità di dare soluzione, se non nei termini del rigorismo finanziario (come dimostra la vicenda greca), alla profonda crisi economica in cui versano i Paesi dell'Unione da una decina d'anni circa, con le drammatiche conseguenze sul piano della disoccupazione, della precarietà e dell'erosione del sistema di welfare. Inoltre, la mancata condivisione coi cittadini delle scelte politiche finora intraprese, che hanno quasi sempre a che fare con gli interessi delle potenti lobbies finanziarie, hanno approfondito il fossato fra istituzioni e masse. Il secondo è l'assoluta mancanza di volontà politica nel perseguire tre obiettivi fondamentali: dare corpo a un vero progetto federale europeo, mettere in campo una strategia di cooperazioni rafforzate fra i Paesi membri, edotarsi di una costituzione europea. La crisi di autorevolezza determinata da questi due fattori si è approfondita all'indomani delle ondate migratorie cresciute esponenzialmente a partire dalla scorsa estate e della serie di attentati di matrice fondamentalista avvenuti a Parigi e a Bruxelles. Per Castronovo (che ha scritto il suo volume poco prima del referendum britannico) il colpo di grazia sarebbe stato rappresentato dalla Brexit che avrebbe conseguenze estremamente negative sul piano economico e finanziario in tutta l'UE. Tutto ciò inevitabilmente, secondo Castronovo, ha portato alla rinascita di quei fenomeni di nazionalismo (o regionalismo) politico, che, sulla base di un programma e di parole d'ordine di tipo populista (molto spesso xenofobo e razzista) hanno in questi ultimi anni acquisito vasti consensi, mettendo in crisi i partiti tradizionali in diversi Paesi o influenzando fortemente la vita politica (come il FN in Francia, l'UKIP nel Regno Unito, l'AfD in Germania, la FPÖ in Austria, la Lega Nord in Italia), oppure prendendo addirittura il potere (come in Ungheria e in Polonia).

Sergio Soave ha giustamente sostenuto che questo non è un libro consolatorio, esso non fa sconti. Aggiungo che, e qui sta secondo me l'aspetto più importante, è un volume che non alimenta o crea illusioni. Castronovo, con spiccato realismo, tratteggia lo stato comatoso dell'unione Europea. La “rinascita dei nazionalismi” e dei populismi non è solo la conseguenza della crisi europea, ma anche la dimostrazione che l'UE come progetto ha fallito. Lo storico piemontese non si fa pregare neanche nell'individuare il maggior responsabile di questo fallimento, cioè la Germania, responsabile (come peraltro anche la Francia, ma con un peso oggettivamente maggiore) di non aver mai creduto in un soggetto federale europeo e di aver invece utilizzato la politica europea come strumento per rafforzare l'egemonia economica e finanziaria  tedesca nel continente e non solo attraverso tre passaggi: 1) la moneta europea a immagine e somiglianza del “supermarco”; 2) i parametri di Maastricht definiti dalla Bundesbank; 3) la dottrina dell'austerità elaborata e sostenuta da Schäuble.

Alcuni aspetti del rapporto fra crisi dell'UE e rinascita dei nazionalismi andrebbero sicuramente approfonditi. Troppo sbrigativa, infatti, è parsa l'equiparazione fra nazionalismi (e/o regionalismi) di destra e populistici e quelli invece sensibili alle tematiche di uguaglianza e giustizia sociale (si pensi alla Scozia, alla Catalogna) Sulla questione delle piccole patrie: in sé non sarebbe sbagliato (sussidiarietà e protagonismo federale).  Così come meritevole di un necessario approfondimento sarebbe la responsabilità di alcune potenze europee nello scatenamento di conflitti militari in alcune aree limitrofe (come i raid aerei anglo-francesi prima in Libia e poi in Siria) che hanno determinato il caos politico in quei Paesi, con due conseguenze fondamentali: 1) la penetrazione e il radicamento del jihadismo sunnita, con il suo portato di terrorismo stragista sia nei Paesi del Vicino e Medio oriente, sia nel cuore dell'Europa; 2) l'esplosione dei flussi migratori con ingenti masse di persone disperate e terrorizzate che cercano ospitalità e protezione nei Paesi europei. Discutibile, infine, è l'idea che, di fronte a questa ondata immigratoria, che secondo l'autore ha assunto le caratteristiche di una “invasione” mandando per aria l'accordo di Schengen, abbia fallito la politica di accoglienza basata sul multiculturalismo (Regno Unito) o sull'integrazione dentro la cornice laica dello Stato (Francia). Ciò almeno per due motivi: 1) non si dovrebbe sottovalutare il corto circuito fra le politiche di accoglienza e di integrazione (messe in campo peraltro in un periodo di piena crisi economica, come riconosciuto dallo stesso Castronovo) e quelle di warfare nel bacino del Mediterraneo e nell'ex Mezzaluna fertile; 2) Molto spesso, gli autori degli attentati terroristici in Francia e in Belgio sono immigrati di terza o quarta generazione, quindi di un periodo di molto antecedente a quello attuale.

Tuttavia, merito di questo saggio è sicuramente quello di intrecciare le tre grandi crisi contemporanee: quella migratoria, quella finanziaria (con un fortissimo aumento delle diseguaglianze) e quella politico-militare caratterizzata dalla “guerra asimmetrica” del terrorismo confessionale islamico. Di fronte al combinato disposto di queste tre “crisi”, l'incapacità e l'attitudine da “apprendisti stregoni” denotata dalla classe politica al governo in Europa ha fatto sì che riemergessero tradizionalismi culturali e confessionali, a Ovest come soprattutto a Est del continente, che hanno gioco facile ad accaparrarsi i voti di quelle porzioni di cittadinanza sempre più depauperati dalla crisi e abbandonati dalle istituzioni.

Alberto Pantaloni

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[1] Cfr. Smith A. D., Le origini etniche delle nazioni, il Mulino, Bologna, 1998; Hobsbawm E. J., Nazioni e nazionalismo dal 1780. Programma, mito, realtà, Einaudi, Torino, 1991; Greenfeld L., Nationalism: Five Roads to Modernity, Harvard University Press, 1993; Diamanti I., Il male del Nord. Lega, localismo, secessione, Donzelli, Roma, 1996; Melucci A. – Diani M., Nazioni senza Stato, Feltrinelli, Milano, 1992; Rusconi G. E., Se cessiamo di essere una nazione, il Mulino, Bologna, 1993; Galli Della Loggia E., L'identità nazionale, il Mulino, Bologna, 1998.

[2] Cfr. Hobsbawm E. J., Il Secolo breve, 1914-1991: l'era dei grandi cataclismi, trad. di Brunello Lotti, Collana Storica, Milano, Rizzoli, 1995; Schnaper D., Communauté des citoyens, Gallimard, Paris, 1994; Huntington S. P., Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano, 2000; Tuccari F., La nazione, Laterza, Roma-Bari, 2000

[3] Cfr. Crouch C., Il potere dei giganti. Perché la crisi non ha sconfitto il neoliberismo, Laterza, Roma-Bari, 2012; Idem, Postdemocrazia, Laterza, Roma-Bari, 2012; Salvadori M. L., Democrazie senza democrazia, Laterza, Roma-Bari, 2009; Klein N., No Logo, Flamingo, London, 2000; Eadem, Shock Economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, Rizzoli, Milano, 2007.

[4] Cfr. Mény I. – Surel I., Populismo e democrazia, il Mulino, Bologna, 2004; McDonnell D. – Albertazzi D., Twenty-First Century Populism: The Spectre of Western European Democracy, Palgrave Macmillan, London and New York, 2007; Palombella G., Tradizioni, politica e innovazione nel nuovo ordine europeo, in Scoditti E., La Costituzione senza popolo, Unione Europea e Nazioni, Dedalo, Bari, 2001.

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