IL MURO
1996 - 2003


RIFLESSIONI

Indice

ANNOTAZIONI

All’inizio di questo progetto avevo considerato il "Muro" come testimone della storia del pas-sato; quindi la prima immagine ed anche la più tragica che mi si presentava era quella di una fucilazione, dove il muro diveniva anch’esso bersaglio.
Cronista delle vicende umane transitate sulla sua superficie e accanto, fino giungere alla pub-blicità e al graffitismo; è rimasto nella coscienza collettiva simbolo di divisione, di difesa e protezione, di proprietà, di intimità, ma resta prevaricante il simbolo di divisione, forse perché storicamente e esperimentalmente a noi più vicino.
Nella concezione modulare, ho cercato di renderlo multietnico per affermarne il senso meta-culturale di congiunzione tra le diversità.
Nella sua creazione ad opera degli artisti, mattone per mattone, modulo per modulo, ho cerca-to di cambiare attraverso un nuovo aspetto estetico e una diversa concettualità, la tradizionale concezione di muro.
Questo Muro può essere aggirato, esorcizzando il concetto di difesa e separazione, si può os-servare e passare attraverso, annullandone l’effetto barriera, vuole essere o divenire nuovo simbolo di ostacolo all’intolleranza, come gli artisti sono di tecniche espressive, notorietà e nazionalità diverse.
E’ un Muro che cambia perché ad ogni nuova esposizione può essere arricchito da altri modu-li-mattoni e composto in modo diverso.
Diviene così uno specchio di società nelle moltitudine etniche e culturali, forse è il primo muro democratico (se mai della democrazia, in ogni epoca, si possa presupporre la sua reale appli-cazione), dove ognuno è accanto all’altro nella propria individualità.
Ogni mattone presente nell’installazione interloquisce con una realtà sempre diversa, perché tradotta dall’espressività dei singoli artisti in opera d’arte; così diventa documento di quelle emozionalità proprie dell’animo umano e delle diverse personalità o Ego che affrontano la collocazione dell’individuo nello spazio sociale.
Un Muro non di chiusura ma interagisce, prova, cerca e forse da e riceve emozioni fino a tra-sformare la sua struttura, palesemente fisica, in una immagine metafisica che coniuga la storia con i sentimenti, è un comunicare che va oltre l’articolato aspetto visivo, in quanto ogni mat-tone è da considerarsi testimonianza esistenziale del singolo artista; il muro può rappresentare una mappa o radiografia di una società dove ognuno è vicino dell’altro nel cercare di espri-mersi per ritrovare la nostra individualità in un nuovo senso di coscienza collettiva.
Una ricerca di nuovo spazio dunque, che attraverso una nuova creatività, solleciti anche una migliore umanità, senza distruzione né ostacoli.
Grazie alla intensa creatività degli artisti che hanno collaborato ed espresso i loro pensieri do-cumentandoli anche con scritti relativi a questa operazione ed esperienza collettiva.

Giorgio Fiume
(Aprile-Settembre ’97)