IL MURO
1996 - 2003


RIFLESSIONI

Indice


Nel settembre 1996, il gruppo P.A.U. (progetto arte urbana) intendeva organizzare un intervento sul ter-ritorio, precisamente nella zona di via Capo d’Africa, denominata Rione Celio a Roma, per portare all’attenzione della collettività e della Amministrazione Municipale il degrado urbano di elementi abitati-vi, architettonici e storici. Giorgio Fiume, come altri artisti, fu invitato a partecipare all’operazione e pre-sentò al gruppo il suo progetto di intervento che aveva denominato "Concerto per un Muro", ponendo l’attenzione su un muro risalente all’epoca romana, tuttora muro di cinta del Parco del Celio, dimenticato al caotico traffico quotidiano. Questo progetto si sarebbe articolato in tre azioni principali: prima gli arti-sti del gruppo P.A.U. avrebbero composto in una Coopera con i loro lavori una cornice che delimitasse un confine immaginario del muro (la memoria contemporanea delimita la memoria storica divenendo-ne parte e testimone), mentre i musicisti avrebbero preso posizione nella scena, rivolti verso di esso con gli spettatori alle spalle; poi, terminata la collocazione delle opere effettuata dagli stessi artisti (come performance e presenza dell’artista in prima persona), avrebbe letto la poesia "ode al muro", e, infine, sarebbe iniziato il concerto (l’idea era di un concerto da camera per sottolineare un senso d’intimità umano). Il desiderio era di rendere omaggiata attenzione al Muro, inteso come testimone vivente della storia, delle passioni umane, del Tempo, testimone silenzioso e passivo, custode di prove, di avvenimenti, diario o quaderno per mani con la sola voce di ogni scrittura. Per una serie di circostanze, tutti gli inter-venti progettati per la zona del Celio furono rinviati, quindi egli ripropose il progetto nel maggio del ’97, in occasione di una rassegna d’arte multimediale che l’ass. MassenzioArte gli chiese di progettare e cura-re in collaborazione per la terrazza en plain air del Cafè Caruso nel quartiere storico di Testaccio a Ro-ma. Nel frattempo, gf aveva apportato al progetto due cambiamenti: il primo riguardava la musica perchè riteneva che dovesse appartenere al presente del progetto quindi propose al suo amico compositore Max Alviti di partecipare al progetto con le sue musiche e il quartetto (Max Alviti Quartet: chitarra, clarino, contrabbasso e pianoforte), risultando un intervento di musica contemporanea d’autore. Il secondo, di fondamentale importanza, fu che il muro si trasformò in una INSTALLAZIONE MODULARE. Fiume invitò gli artisti del gruppo PAU ed altri, anche di nazionalità diverse, ad elaborare uno o più mattoni-moduli o-gnuno, attenendosi a delle indicazioni precise sulle misure e i materiali di supporto.
Era l’8 maggio 1997, aria calma, cielo incerto, la solita tensione della prima, e la serata del "Concerto per un Muro" iniziò con l’azione performativa degli artisti partecipanti che portavano i mattoni sul palco e ponendoli uno sopra l'altro costruivano il Muro, nel contempo si confrontavano nelle diverse estetiche o tecniche, sia sulla collocazione migliore di ciascun modulo, ecco così la necessaria presenza dell’Artista in prima persona nella trasformazione di una società più attenta all’importanza di una giusta armonia tra essenza individuale e sociale, (rappresentava al momento il fine prioritario per molti artisti), ed a confer-ma di questo, nel piccolo set della terrazza del Caffè Caruso fu il Caos totale: grida, bisbiglii, risate, mo-duli che cadevano, discussioni, un calpestio continuo. Poi nella confusione che andava diminuendo, i mu-sicisti presero posto, il silenzio fu quasi improvviso, fu letta Ode al Muro, quindi iniziò la musica. Il momento era emotivamente carico: dopo il Caos era Armonia. E’ stato proprio un bel momento. Oggi sono previste tre possibilità di esposizione a Roma, ma sarebbe desiderio, esporre il Muro (nella sua forma completa di performance "Concerto per un Muro") in altre città d’Italia e d’Europa in modo che ad ogni esposizione possa aumentare la valenza multi-espressiva con l’apporto di altri artisti, a testimoniare dell’unione di energie che nella loro stessa diversità, possono contribuire affinché l’Essere Umano tenti ancora di ricondursi ad un giusto equilibrio con il Tutto e di credere maggiormente nella pro-pria capacità di amare nel giusto.

Roberto Piada, (Roma maggio 1997)