ex-@rt magazine 
Beni Culturali - Storia Curiosità Miti e Leggende
INDICEsommario




******************



****************************



****************************



**********************

Passeggiate: Tra le Serviane e le Aureliane

La cosiddetta Passeggiata Archeologica, che marchia la valle tra san Saba e il Celio, è stata realizzata nel 1914 per salvare le presenze dell’antichità dalla continua edificazione. Ma non sono solo le Terme di Caracalla da preservare o l’attività sportiva presso lo stadio Nando Martellini, detto anche delle Terme, e il rituale del footing nel parco di Porta Capena, ma è, accantonando i complessi ecclesiali di san Gregorio e dei santi Giovanni e Paolo, anche una zona caratterizzata da una serie di incantevoli chiese.

Ma si può scegliere anche, su viale Giotto, di prendere la seconda traversa a sinistra per salire la scalinata intitolata a Francesco Borromini e trovarsi tra villini mono e bifamigliari e case popolari modello Testaccio. Un percorso che permetterà di godere della tranquillità delle vie di san Saba, detto anche il piccolo Aventino, dedicate ai vari architetti barocchi. Il panorama edilizio, per completare l'urbanizzazione di questa zona iniziata con il sindaco Nathan, si trasforma in palazzetti della piccola borghesia sino ai palazzi degli anni ’60.

Dal lato di san Saba, tranquillo quartiere caratterizzato dall’omonima chiesa e da un’atmosfera di paese, si può accedere da piazzale Ostiense salendo per viale Giotto, a fianco delle Mura Aureliane, per arrivare dopo il civico 29, all’altezza dei Vivai le Mura, costeggiata da recinti murali dell’omonima strada e pervasa dalle atmosfere di decenni or sono, e si giunge alla basilica paleocristiana di santa Balbina (595). Ma ci si può arrivare anche da viale Aventino, salendo per viale Guido Baccelli, all’altezza dell’ex complesso del ministero per le colonie e ora sede della Fao, da piazza Capena, in memoria dell’omonima porta delle Mura Serviane, incontrando resti di murature romane.

La secolare storia della chiesa è intervallata da periodi d’abbandono con lo “smarrimento” di gran parte dei suoi arredi medioevali, sino all’esteso restauro ad opera di Antonio Munoz (1927/1930) che, con l’intenzione di ridarle un aspetto medievale, intervenne drasticamente con ampi rifacimenti.

Scendendo da santa Balbina, costeggiando i monumentali resti delle terme di Caracalla, sulla passeggiata archeologica (viale delle Terme), troviamo a far bella mostra di sé la basilica dei santi Nereo e Achilleo, inizialmente (330 d.C.) dedicata ad fasciolas o fasciolae, alle bende (appunto fasciola) che San Pietro perse fuggendo dal carcere Mamertino.

Successivamente, sotto il papato di S. Gregorio Magno (590-604), venne dedicata ai santi martiri Nereo ed Achilleo, pur mantenendo il Titulus fascicolar legato al culto di San Pietro martire.

La chiesa dei santi Nereo e Achilleo soffrì del luogo paludoso e malsano e sotto il pontificato dì Leone III (814), la vecchia chiesa, ormai completamente diroccata e affondata nel terreno venne demolita, per edificarne nei pressi, su terreno più stabile, una di maggior decoro e bellezza. Dell’originaria chiesa si può ammirare il mosaico dell’arco trionfale.

Solo alla fine del ‘500, con il card. Cesare Baronio della Congregazione dell’Oratorio di Roma, la chiesa trovò una stabilità, dopo abbandoni e restauri in concomitanza con i Giubilei del 1475 e del 1600, e venne abbellita anche con il ciclo di affreschi del Pomarancio (Cristoforo Roncalli) sulle storie di santi.

La chiesa dei santi Nereo e Achilleo, come anche santa Balbina, è una di quelle location , come si suol dire in queste circostanze, preferite per i matrimoni e come tale ha delle personali e particolari aperture domenicali.

Altro luogo deputato ai matrimoni, ma in questo caso civili, è la chiesa sconsacrata, proprietà comunale, di santa Maria in Tempulo, ora conosciuta come Complesso Vignola Mattei, che si può raggiungere attraversando con accortezza il viale delle Terme e trovarsi in via delle Camene.

Santa Maria in Tempulo, risalente al VI sec., deve il suo nome da un'icona donata, secondo lo studioso tedesco Christian Hülsen e secondo la leggenda, da un certo Tempulus, greco esiliato da Costantinopoli insieme con i fratelli Servulus e Cervulus, ma più attendibile è l’ipotesi secondo cui la struttura venne edificata sul luogo di un templum di epoca romana. La chiesa-monastero subì varie destinazioni d’uso non solo come abitazione, ma anche trasformata in un ninfeo della Villa Celimontana e poi utilizzata come fienile, sino ad essere assegnata, agli inizi del Novecento, ad un gruppo di artisti (Michele La Spina, Francesco Sansone e Ugo Quaglieri) come studio.

Il naturale proseguimento della Passeggiata Archeologica è via di Porta san Sebastiano, che si apre dritta da piazzale Numa Pompilio, con i suoi monumenti (Chiesa di San Cesareo de Appia, Casina del Cardinal Bessarione, Pomponio Hylas, Parco degli Scipioni), sino ad arrivare alle Mura con l’omonimo museo nella Porta san Sebastiano che si affaccia sull’Appia Antica.

Gianleonardo Latini