ex-@rt magazine 
Beni Culturali - Storia Curiosità Miti e Leggende
INDICEsommario




******************



******************

Per approfondire:

Basilica sotterranea detta Neopitagorica di Porta Maggiore

Chiesa di Santa Bibiana

Tempio di Minerva Medica

******************



**********************



**********************


Porta Maggiore con l’Acqua

Porta Maggiore è una delle antiche porte delle Mura Aureliane.
Venne realizzata nel 52 a.C. dall’imperatore Claudio, in una zona del colle Esquilino anticamente chiamata “Ad Spem Veterem”, a motivo della vicinanza con un piccolo tempio dedicato alla “Speranza Vecchia”, oggi perduto. Nella stessa area, convergevano otto degli undici acquedotti che facevano confluire l’acqua nella città di Roma. La porta, nata in realtà come arco monumentale, venne progettata nel punto in cui l’acquedotto Claudio scavalcava le vie Praenestina e Labicana; proprio da queste due strade la porta prendeva il suo nome, nota ormai oggi con l’appellativo di ‘Maggiore’ senza apparenti motivi storici, se non per la significativa vicinanza con la Basilica papale di Santa Maria Maggiore.
La struttura in travertino, realizzata in bugnato rustico, è coerente con lo stile tipico del periodo claudio: un arco monumentale (alto 24 m e largo 32 m) a due fornici, con i piloni forati da finestre inquadrate da edicole con timpano e semicolonne corinzie. La parte superiore è costituita da un attico suddiviso da marcapiani in tre fasce, delle quali le due superiori corrispondono ai canali degli acquedotti "Anio Novus" -in alto- e "Claudio" -in basso-. Inoltre, su entrambe le facciate l’attico presenta delle iscrizioni, una per ogni fascia: la più alta ricorda la costruzione ad opera di Claudio; le altre due ricordano i successivi restauri di Vespasiano (71 d.C.) e di Tito (81 d.C.). Negli anni della costruzione delle Mura Aureliane (270-275 d.C.), con le quali l’imperatore Aureliano definì i nuovi confini della città, l’arco venne inglobato nel tracciato orientale, come accadde per altri monumenti come la Piramide Cestia e i “Castra Pretoria”.
Nel corso dei secoli, la Porta Maggiore, gli edifici e la piazza circostante vennero più volte modificati e riprogettati a seconda delle esigenze o del gusto dei rappresentanti dell’autorità imperiale e religiosa. Nel 402, per esempio, Onorio ristrutturò la porta aggiungendo una torre da ciascun lato e un bastione centrale; nel Medioevo la porta venne murata per difendere Roma dalle orde di Goti e per avere quindi minori accessi da difendere; ancora, nel 1836 Gregorio XI volle la demolizione della struttura onoriana.
Ci è noto che fin dall’epoca della sua prima realizzazione, il monumento rimase una via d’accesso alla città piuttosto vitale. Un’informazione che viene confermata dai solchi lasciati da carri e carrozze nel corso dei secoli, ancora visibili sulle lastre del basolato riscoperto durante i lavori del 1956. Questi interventi, infatti, effettuati dall'architetto Petrignani per volere di papa Gregorio XI, riportarono la Porta allo stato primitivo (e attuale) e la piazza all'antico livello.
I lavori del 1956 compresero la ristrutturazione del nodo tranviario che occupava quasi completamente Piazzale Labicano. di cui si ha testimonianza in molti film di quegli anni tra cui “Sotto il sole di Roma”, 1948, di Renato Castellani (http://www.romasparita.eu/foto-roma-sparita/67671/porta-maggiore-32). Nel famoso film di Federico Fellini “Le notti di Cabiria”, del 1957, si ha invece una fugace panoramica dell’aspetto del piazzale dopo la fine dei lavori (http://www.romasparita.eu/foto-roma-sparita/51400/porta-maggiore-8).

Oltrepassata porta Maggiore si trova il sepolcro del I sec a.C. appartenente, da quanto risulta dal fregio che lo decora e dalle iscrizioni, al fornaio Marco Virgilio Eurisace http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/sepolcro_di_marco_virgilio_eurysace e a sua moglie Atisia. Il piccolo edificio funebre non lascia dubbi a proposito della professione del defunto: tutta la decorazione riprende il tema dei forni e della panificazione, i cui procedimenti sono rappresentati nel fregio che corre in alto; inoltre, il suo aspetto ricorda i tipici recipienti usati per impastare la farina. Sui tre lati ancora esistenti, l’edificio reca un’epigrafe che lo ricorda come “fornaio, appaltatore, apparitore”. Il rilievo in marmo dei due coniugi, oggi conservato nei Musei Capitolini, era collocato probabilmente nella facciata est oggi perduta a seguito dei lavori di demolizione delle torri onoriane della Porta Labicana - Prenestina.
Anche l’urna dell’amata moglie (attualmente sita al Museo delle Terme) è coerente con il tema scelto per il sepolcro di Eurisace: ha infatti la forma di una madia da pane.
Il bastione centrale aggiunto da Onorio inglobò completamente la tomba di Eurisace. Così, quest’ultima rimase nascosta per secoli fino alla riscoperta durante i lavori del 1839.
Passeggiando per appena 10 minuti in direzione della Stazione Termini, è possibile raggiungere la patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore e il Museo nazionale delle Terme.
Altro luogo di interesse nelle vicinanze è la cosiddetta “basilica sotterranea Neopitagorica”, un piccolo edificio rinvenuto fortuitamente durante i lavori alla linea ferroviaria. I soffitti e le pareti sono fittamente adornati di stucchi rappresentanti diverse scene mitologiche, con tema il destino dell'anima e i segreti delle iniziazioni ai Misteri. Molto probabilmente la funzione del luogo era quella di tempio neopitagorico.
Attualmente, la zona nota come Porta Maggiore ha perso gran parte del suo antico fascino a causa della poca cura per il verde circostante (presente in piccoli spazi) e per il fitto traffico che spesso la inonda. Lo stesso Piazzale Labicano, immediatamente davanti la porta, non offre molto spazio al godimento delle rovine. Nonostante questo, è impossibile non percepire il potere d’incanto delle Mura, della Porta e degli altri edifici antichi nelle vicinanze, che continuano ad essere manifestazione di potenza e traccia del nobile passato della Città Eterna.

Basta allontanarsi di pochi metri da porta Maggiore per trovare un angolo di pace, lontano dal traffico, varcando un cancello “condominiale” posto in una delle arcate dell’acquedotto. Un’isola di tranquillità delimitata da un’inferriata che corre sotto l’acquedotto e da una palazzina nel quadrilatero di via Statilia (via Severino Grattoni) - via Enrico Toti - via Germano Sommeiller - via Eleniana.

Erica Ceci