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2005

Bordline - Riflessioni
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Sommario


LE RIFLESSIONI DI MARCO






 

LIBRIDINE

Il successo di PiùLiberiPiùLibri, il salone della piccola e media editoria che si tiene a Roma a dicembre da cinque anni (http://www.piulibripiuliberi.it), oltre ad essere di per sé una stupenda notizia, suggerisce una serie di riflessioni, suffragate non solo da statistiche aggiornate, ma dall’intenso lavoro elaborato in loco quei giorni in mezzo a convegni, trasmissioni radio, presentazioni di libri, incontri fra professionisti. Ne viene fuori l’immagine di uno strano paese in cui si stampano quasi cinquantamila titoli all’anno fra ristampe e novità, ma dove il 20% della popolazione non legge libri, legge solo quelli di scuola o è addirittura semianalfabeta. Anche se il numero dei titoli comprende i manuali, gli scolastici e i romanzetti, fa effetto notare che il numero dei libri in commercio sia in vent’anni raddoppiato, ma non certo quello dei lettori. Se ne dovrebbe quindi dedurre che a gonfiare la produzione siano stati l’abbattimento dei costi dovuto alla composizione elettronica e l’aumento della scolarizzazione. Resta cioè la situazione di sempre: non tanti lettori, ma piuttosto poche persone che leggono molto. Ma anche la situazione degli editori è bizzarra: due o tre grossi gruppi editoriali detengono il 90% del mercato, il resto agli altri. Ma gli altri sono circa 2500 editori medi, piccoli o minuscoli, con un’alta mortalità infantile ma anche un sorprendente tasso di natalità. Molti lo fanno per passione, ma esistono da sempre centinaia di editori di storia locale, di poesia, di esoterismo, di arte e quanto ha il suo mercato di nicchia. Resta da decidere se i manuali per i concorsi siano libri o utensili, ma il mondo della piccola editoria presenta comunque una fantasia e una varietà inesauribili, come ho visto p.es. nel settore dei libri per bambini. Motivo in più per aiutare dunque la piccola editoria. Ma i problemi sono tanti. Primi fra tutti il costo della distribuzione, la diseguale rete di vendita e l’oligopolio dell’informazione specializzata. Questo significa che un piccolo editore, anche se non pagasse i suoi collaboratori e non avesse una tipografia propria, non può comprimere le spese della distribuzione (pari a metà del prezzo finito); non può contare su una rete uniforme di librerie vere e proprie su tutto il territorio nazionale. Infine, un libro si vende se gli altri ne parlano, ma il circuito dell’informazione (o meglio: della promozione) è gestito da una lobby multimediale che controlla editoria, televisione e possiede catene di librerie proprie. Parliamo del gruppo BOL-Mondadori e di Mediaset, parliamo del gruppo RCS. I loro libri sono continuamente reclamizzati nelle trasmissioni televisive, venduti nelle loro librerie ai loro prezzi e recensiti sui loro giornali. Su 1200 librerie vere e proprie, 558 (cioè il 47%) sono in catena. Né è sempre consigliabile aprire nuove librerie, vista l’alluvione di libri rilegati venduti in edicola a prezzi scontati dagli stessi gruppi editoriali di cui sopra. Se a Roma, p.es., sono state aperte librerie in periferia, questo si deve ad una precisa politica del Comune di Roma e delle sue biblioteche. Morale della favola: i piccoli editori non possono accedere ai mass-media e neanche alla metà delle librerie italiane.

Che fare? Intanto a dare una mano ora c’è anche Internet. Il catalogo italiano dei libri in rete (http://www.internetbookshop.it/hmepge.asp) conta ora 334.000 titoli, dove 3.187 editori sono movimentati in almeno un titolo. In più ci sono formule innovative di collaborazione (come Slow Book, che coordina editori indipendenti e librai senza l’angoscia del bestseller) o di vendita all’ingrosso. Anche se in Italia ad esser comprati in rete sono soprattutto testi universitari o specializzati, l’Internet è un canale ancora libero, né è vietato ai singoli editori vendere direttamente dal proprio sito web. Infine, mi si permetta di tesser l’elogio di un mezzo di comunicazione vecchio quanto innovativo: la radio. Da anni, ogni pomeriggio su RadioRai3 si parla di libri. Alludo alla nota trasmissione Fahrenheit (mail: fahre@rai.it). Quanti sono quelli che l’ascoltano? Non credo più di trecentomila persone in tutta Italia. Ma sono tutte persone che leggono libri.

Marco Pasquali
19 dicembre 2005