GUARDARE OLTRE L'OCCIDENTE  


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Oltre l'Occidente
Alcuni dati sono stati recuperati dalla trasmissione Reporter dal titolo “Mare Nostrum”, andata in onda il 16 novembre 2008 (www.report.rai.it/ e dallo studio della British Columbia University di Vancouver.

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EVENTI

 

SACCHEGGIO “OCCIDENTALE”

L’Africa, come anche il sud America e l’Asia, è continuamente sottoposta ad un sistematico saccheggio e divorata dagli interessi degli stranieri, senza alcun limite. Sopra e sotto terra, senza escludere il patrimonio ittico.
Flotte di pescherecci, dopo aver prosciugato i mari del nord, si sono spostati in acque più pescose, portando via tonnellate di pesce, spesso unica risorsa per il 50% della popolazione costiera africana.
Un’invasione è favorita dalla Comunità Europea, con la stipula di accordi bilaterali con 22 paesi, per pescare nelle loro acque. Sono milioni di euro che vengono pagati ai vari paesi, ma solo le briciole arrivano ai pescatori del luogo. Soldi che potrebbero sfamare intere popolazioni, ma che foraggiano la corruzione.
Al danno si aggiunge la beffa e intere nazioni, potenzialmente ricche, continuano a soffrire la fame ed essere le vittime preferite di malattie ormai dimenticate dalla gente dell’Occidente.
Come può la pesca primordiale de nativi competere con moderni natanti tecnologicamente attrezzati? Più grandi sono le imbarcazioni, maggiori sono i sussidi che ricevono, per le piccole è minore. Il divario continua tra la pesca industriale e quella artigianale nell’impiego di manodopera: mezzo milione per la prima, 12 milioni per la seconda. Una differenza che si riscontra anche nel consumo di carburante: 37milioni di tonnellate per quelle grandi contro i 5 milioni di tonnellate per le altre.
Nonostante tutto questo i grandi natanti e le piccole imbarcazioni pescano annualmente la stessa quantità di pesce - 30 milioni di tonnellate - destinata al consumo.
Esagerate sono le sovvenzioni, come lo è l’inquinamento prodotto dal carburante utilizzato per le scorrerie e il pesce scartato perché troppo piccolo.
Ricevono maggiori contributi le attività peschiere di grosso cabotaggio. L’industrializzazione, oltre a fare scempio dei mari, viene premiata, mentre le piccole flottiglie vengono penalizzate per la loro inesistente competitività e per gli aiuti irrisori. Aiuti agli armatori che depredano potrebbero non solo sfamare, ma offrire un buon livello di vita ad intere popolazioni costiere, incapaci di competere con i pescherecci tecnologicamente super attrezzati per localizzare, con sofisticati sonar, i banchi di peschi in ogni anfratto.
Non è tanto la pesca nei mari altrui a impoverirli, ma l’impiego spregiudicato di tecnologie e reti che impediscono la riproduttività del patrimonio ittico, compromettono pericolosamente il futuro alla pesca di grande e piccolo cabotaggio, pregiudicando la biodiversità, per una più “ugualitaria” livellazione di specie del globo terracqueo.
Anche quando le licenze, in quelle rare occasioni, vengono revocate, la pesca continua nelle acque limitrofe, rendendo sofferente l’habitat.
Il saccheggio che nazioni e multinazionali perseguono in Africa, si sta espandendo al terreno, come dimostra l'azienda sudcoreana Daewoo Logistics Corp., acquistando 1,3 milioni di ettari dell'isola del Madagascar, per coltivare cereali da destinare prevalentemente al mercato interno di Seoul.
Un nuovo colonialismo quello della Daewoo che è seguito da altre nazioni in altri luoghi della terra (Cambogia alla Birmania, dal Sudan al Mozambico, dal Kazakhstan alle Filippine, dal Laos all’Indonesia, dalla Tanzania all’Uganda), per procurarsi una sicurezza alimentare e realizzare un blocco monopolistico, scardinando ogni biodiversità, per favorire i gusti delle popolazioni “egemoni”.
Un colonialismo realizzato con la corruzione del denaro, per soddisfare i diversi fabbisogni del Mondo ricco a discapito di quello povero, estraendo dal petrolio ai diamanti, dal nichel al cobalto,
Disboscando per arare ed estrarrete non è il solo saccheggio perpetrato da pochi a svantaggio di molti, affamare e assetare, usando l’Africa come mercato per smaltire il plus produttivo dell’industria bellica, come d’altronde viene fatto da decenni in MedioOriente e in altri luoghi dell’Asia, ma anche come discarica del nord del Mondo. Un vasto territorio di povertà dove poter far prosperare anche il traffico di organi in un illecito commercio per garantire lunga vita ai ricchi. I primi a farne le spese sono i bambini, venduti o rapiti, ma anche i “consenzienti” che spesso vengono truffati, non ricevendo il compenso pattuito per un rene, come i 6 adolescenti in Egitto, “ricompensati” con soldi falsi.
In questo mercato della carne rientrano anche i condannati a morte, sottoposti all’espianto degli organi subito dopo l'esecuzione.
Organi umani utilizzati non solo per il trapianto, ma anche nell’ambito di riti magici.
A livello internazionale il traffico di organi è menzionato nel Protocollo di Palermo che definisce il traffico di esseri umani.
Non è tutto un saccheggio. L’Occidente non ha solo preso, è magnanimo e dona all’Africa tutto quel materiale che non gli serve e lo ritiene pericoloso, trasformando, ad esempio, la Somalia in una economica discarica, approfittando del caos che regna in quell’angolo del Mondo. Un disordine politico, civile e sociale che fa riflettere sulla dilagante attività piratesca: i pescatori si trasformano in pirati perché l’Occidente saccheggia il loro patrimonio ittico o perché le acque sono avvelenate dai miasmi chimici del progresso?
Una situazione quella africana che metterà alla prova Romano Prodi, neo incaricato dall’Onu per l’Africa, che non potrà limitarsi a studiare un più ampio coinvolgimento dell’Unione Africana in possibili interventi di peace keeping nelle zone”calde” del continente, ma avrà il compito di valutare la situazione passata e attuale ed esplorare le opzioni possibili per la sostenibilità e lo sviluppo.
Quello che non è riuscito ad affrontare come premier italiano o presidente della commissione europea, Prodi dovrà farlo come commissario Onu.
La questione africana è da tempo affrontata da Hollywood nell’ambito cinematografico, ma soprattutto umanitario, come dimostra l’impegno di attori come George Clooney e Mia Farrow per il Dafur del Sudan.
Le piaghe dell’Africa sono tante – corruzione, fame, guerre, neo colonialismo –, ma la più tragica è rappresentata dai bambini soldato, rapiti dai diversi villaggi e obbligati ad impugnare un’arma per non essere uccisi.
Una questione che verrà affrontata anche dalla televisione con le prossime “24 ore” dell’agente Jack Bauer, alias Kiefer Sutherland, in onda a settembre sugli schermi italiani. Una serie televisiva che aveva già pronosticato un presidente afroamericano e che in questa nuova stagione il presidente sarà una donna, mentre Jack Bauer sarà impegnato, in una piccola nazione africana sull’orlo del genodicio, a salvare gli orfani di una scuola. La serie della Fox è costruita su la risoluzione di un problema nell’arco di 24 ore, 24 puntate, sia nel prevenire un attentato al candidato alla presidenza o sgominare una cellula terroristica operante sul territorio statunitense.
Un impegno per l’Africa che diverse Ong non riscontrato dai singoli governi e al quale cercano di sopperire nei diversi campi, come l’Associazione Interculturale e Solidarietà con il Corno d’Africa (Aisca) che opera da alcuni anni per sostenere progetti a sostegno della popolazione eritrea che vive nei campi profughi in Sudan. Altre Ong come Magis, con la sua campagna dedicata ai cellulari usati o quella di Natale per soccorrere le popolazioni del Corno d'Africa (Etiopia, Kenya e Somalia) colpite dalle guerre e dai disastri ambientali, ma anche Amref che si impegna da anni per la sanità in Africa, con l’iniziativa - la salute in Nord Uganda arriva in bicicletta - e Medici Senza Frontiere (MSF) impegnati in Zimbabwe per l’epidemia di colera e Save the Children con la promozione dell’istruzione di base in Egitto o la riduzione dell’impatto dell’HIV/AIDS in Malawi.

g.l.