MOSTRARSI


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Mostrarsi


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Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Palazzo Albizzini
via Albizzini,
Città di Castello (Perugia)

Ex Seccatoi Tabacco
via Francesco Pierucci
Città di Castello (Perugia)

Tel. 075.8554649

https://www.fondazioneburri.org/

Dal Martedì al Venerdì: 10.00 – 13.00 e 14.30 – 18.30
Sabato, Domenica e Festivi: 10.30 – 18.30
Chiuso il lunedì

Collezione Burri
A cura di Bruno Corà
Editore: Palazzo Albizzini
Collezione Burri

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www.romacultura.it

www.ex-art.it
 

Collezione Burri

È su tre piani per una superficie complessiva di milleseicentosessanta metri quadrati. L’edificio che risale alla seconda metà del XV secolo, il Palazzo Albizzini, contenitore della collezione Burri a Città di Castello, in provincia di Perugia.
Non è comunque il solo luogo dove vengono conservate il gran numero delle opere del Maestro dell’informale. Infatti, sempre a Città di Castello, anche se un po’ fuori dal centro ci sono gli Ex Seccatoi del Tabacco.

Palazzo Albizzini contiene le opere di Pittura e Scultura dal 1948 al 1985. La Fondazione denominata Palazzo Albizzini Collezione Burri e istituita nel 1978, per volontà dell’artista, ha l’orgoglio per mezzo del suo carattere monografico di essere equiparata ad altre importanti istituzioni europee come il Van Gogh Museum e le Fondazioni Joan Mirò o Antoni Tàpies. Il Palazzo, per mezzo di Burri, è organizzato non solo ad esporre e sistemare con cura le opere, ma anche promovendo e curando studi sull’opera, pubblicazioni, cataloghi, mostre monografiche e collettive. Ma, come spesso succede, sul rapporto tra contenuto e contenitore, anche in questo caso, l’opera ultima dell’artista è da considerarsi proprio la Fondazione e i suoi musei. Nelle opere esposte a Palazzo Albizzini diversi sono i materiali utilizzati dal Pittore: pietra pomice, bitume, sabbia, segatura, sacchi logori, lamelle di balsa, vecchie stoffe di ogni tipo, lastre di ferro, fogli di plastica e tanto altro ancora.

Dopo il 1979, Burri ottiene uno dei capannoni del complesso architettonico degli Ex Seccatoi, per poter allestire il suo atelier. Gli ampi spazi lo porteranno, lo stimoleranno a creare opere dalle dimensioni sempre più estese. Dieci anni dopo diverrà di proprietà della Fondazione e nel 1990 vengono inaugurati gli Ex Seccatoi del Tabacco nella periferia di Città di Castello. Recupero di archeologia industriale grazie al desiderio di Alberto Burri.
Le centoventotto opere comprendono il periodo 1974/1993. Sono tutte in cellotex, impasto di legno come supporto sulla cui superficie l’artista opera scalfendo, incidendo o sollevandone la pellicola più esterna, a volte anche dipingendo. Questi cicli porteranno l’artista ad esprimersi verso un’arte più complessa e monumentale.
Nella scelta dei due edifici, sarà lo stesso Burri a proporsi come architetto del Palazzo Albizzini, l’artista apprezza molto l’essenzialità degli elementi decorativi, come le pietre dei camini e i peducci delle volte a crociera, la sobrietà delle pareti che creano un’armonia con la geometria delle sue opere.

Questi due ambienti, permettono a tutti di comprendere nella totalità l’opera di Burri e della sua personalità.
L’artista umbro è il creatore di un’Arte che ne comprende diverse. Arte materica, astratta, astratto geometrica, multimaterica, pittorica, scultorea, decorativa. Con sdegno Burri rifiuterà essere definito quello dei ‘sacchi’. Infatti fin dall’inizio vivranno nelle sue opere i prodromi della sua arte. È lo stesso Burri che afferma: ‘L’ultimo mio quadro è uguale al primo’. Da allora sono seguiti i ‘legni’, i ‘ferri’, i ‘cellotex’, i ‘cartoni’, in una alternanza di contrasti chiari e scuri, di buchi e di superfici, anche definite dallo stesso artista: ‘i gobbi’.
E i colori non sono da meno rispetto alle forme, sottolineano una perfetta osmosi tra i due elementi fondanti l’opera: Nero, Ocra, Ocra chiaro, Rosso, Blu, Verde, Bianco, Grigio, Giallo, Arancione, Avana, Viola, Lilla, tutto in multiforme geometrie classiche e non. Anche quando viene usata la fiamma per i cellotex, Burri crea colore.
Non è monotematico, non è monocolore. Esiste nella sua arte l’interdisciplinarietà del fare artistico.
Ancora pittura, anche attraverso i materiali di scarto, come la segatura o il legno pressato. Luci e ombre per mezzo della raschiatura e l’incisione delle forme. Colori che raggiungono la luminosità nell’ocra del cellotex che appare dorato.

Dal 2017 è esposta tutta l’opera grafica del Maestro. Sono centonovantasei le opere grafiche create fra il 1957 e il 1994. Tra queste degne di nota sono le realizzazioni delle Combustioni dove viene ricreato sulla carta il suo processo. Tra le nuove tecniche utilizzate: la mixografia, e i multipli.

Oltre alle tre raccolte museali è esistente la Sezione documentaria con strumenti visivi e dieci proiezioni multimediali per la prima parte, mentre per la seconda l’uso di touch-screen, per ultimo la biblioteca multimediale ricca di diversi documenti originali.

Ricca emozione per tutti.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre