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oltre l'arte n. 5
maggio - luglio 2002

Beni Culturali - Libri d'Arte
bordline contemporanea beni culturali




SANT’ANDREA DELLA VALLE: LA CHIESA IN UN LIBRO

Perché la chiesa di Sant’Andrea della Valle ha questo nome? Perché vicino c’era, e c’è, il Palazzo del Cardinal Della Valle? o perché in tempi remoti in zona c’era un avvallamento? Pare che questa sia la vera origine, comune anche alla vicina chiesa della “Vallicella”, dovuta ad un grande fossato, detto Euripo, che dalle Terme di Agrippa, vicino al Pantheon, portava l’acqua al Tevere e che è visibile ancora nei sotterranei di Palazzo della Cancelleria. Originariamente la topografia del luogo era molto diversa, mancava Corso Vittorio Emanuele, al suo posto c’erano vie e viuzze di orientamento simile dirette al fiume, c’era una piazzetta, detta di Siena, su cui prospettava il palazzotto dei Piccolomini, fatto costruire da Papa Pio II, ed una chiesetta dedicata a San Sebastiano. Nel 1524 fu fondato l’Ordine dei Chierici Regolari, detti Teatini, per opera del Cardinal Carafa, poi Papa Paolo IV, e di Gaetano Thiene, poi San Gaetano, e si pensò di dargli una sede di prestigio. Tutto il preesistente fu demolito e nel 1591 il Cardinal Gesualdo pose la prima pietra di una nuova chiesa dedicata a Sant’ Andrea, per legato della duchessa di Amalfi che aveva donato parte dell’area, e a San Sebastiano in ricordo dell’antica chiesa. I lavori durarono anni con il patrocinio del Cardinal Peretti Montalto e l’opera di Carlo Maderno, aiutato dal Borromini, e nel 1622 fu completata la cupola, la più alta di Roma dopo quella di San Pietro, nel 1650 il tempio fu consacrato e nel 1665 Carlo Rainaldi eresse la facciata. Questa è a due ordini sovrapposti con statue scolpite da scultori di scuola berniniana; ridotta quasi nera dallo smog è stata restaurata una decina di anni fa ma si sta già avviando a riscurirsi. L’interno, nel quale è stato ambientato il primo atto della Tosca, è a croce latina con tre cappelle per lato a pianta rettangolare con volta a cupola; la navata centrale è stata decorata nel tardo ottocento da artisti ora poco noti. L’abside è un trionfo di figure e di colori: il catino è opera del Domenichino e illustra episodi della vita di Sant’Andrea, più in basso tre giganteschi affreschi di Mattia Preti mostrano la morte e la sepoltura del santo. Spettacolare la cupola dipinta dal Lanfranco con un turbinio di santi, beati, angeli, che si avvolgono in una lunga teoria che si avvicina al Cristo posto al centro; archetipo delle cupole barocche si rifà a quella del Correggio nel San Giovanni di Parma. I peducci della cupola sono opera del Domenichino e di celebri autori anche molte pale d’altare: Di poco meno importante il patrimonio scultoreo a partire dalle due grandi tombe tardo quattrocentesche dei Papi Pio II e Pio III, provenienti dall’antica Basilica di San Pietro e trasferite dopo la demolizione, la Cappella Ginnetti, opera di Carlo Fontana, con busti secenteschi di membri della famiglia, la Cappella Strozzi con copie di statue di Michelangelo, il. monumento al Conte Thiene opera di Domenico Guidi e la Cappella Barberini ricca di statue tardo cinquecentesche tra cui una di Pietro Bernini. La ricca storia della chiesa è narrata in uno splendido volume d’arte, edito da Skira, opera di Alba Costamagna, Daniele Ferrara e Cecilia Grilli, che hanno ripercorso l’intera vicenda dell’edificio, degli autori, dei committenti, degli interventi che si sono succeduti per più secoli. Negli ultimi quindici anni varie Amministrazioni Statali hanno finanziato ed effettuato una serie di restauri che hanno restituito alla chiesa il suo aspetto fastoso e solenne. Il volume, di ottima veste grafica, è corredato da una numerosa serie di fotografie delle varie opere d’arte, anche prima e dopo il restauro, ed è costituito da esaurienti e chiari capitoli sulla storia ed i restauri della chiesa.

Roberto Filippi