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Henry Miller
Giorni tranquilli a Clichy
Fotografie di Brassaï
Traduzione di Katia Bagnoli
Piccola Biblioteca Adelphi
2018, pp. 173 , 23 ill.
isbn: 9788845932670
euro18

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Giorni tranquilli a Clichy

Non mi cimenterò a descrivere il personaggio Henry Miller. Tanto si è parlato, si è scritto, si è discusso su di lui,
non farei altro che ripetere parole e concetti già detti.
Va da sé comunque che, anche in questo testo, Miller conferma il suo essere scrittore dal linguaggio tagliente con nervature poetiche, a volte anche e soprattutto scabroso.
Da non dimenticare i processi per il più famoso Tropico del Cancro, quindi problemi con gli editori.

All’uscita di questo libro, nel 1956, un critico scrisse che la letteratura si era spinta in territorio nemico. Ne sono testimonianza i rapporti crudi dei due protagonisti, Carl e Joey e le professioniste del quartiere. Il tutto permeato da quell’aura che arriva a mescolare esperienza e finzione.
Un libro che Miller, decise di costruirlo sulla base delle immagini di Brassai, su una Parigi particolarmente calda. Scritto a New York nel 1940, dopo il soggiorno parigino, ebbe luce negli Stati Uniti solo nel 1965, dopo il lungo e complesso processo per oscenità del suo testo ‘Tropico del Cancro’.

Da sottolineare, sono le immagini che Miller, descrive a proposito di colori che vengono ad essere protagonisti nei grandi cafés. Le giornate grigie parigine vengono colorate di rosa nel locale Wepler, da lui frequentato, dovuto al gruppetto di prostitute che erano all’entrata. E questo colore rosato diviene fragrante, mano a mano che le prostitute si distribuiscono tra i clienti, fluttuando nella luce fioca come lucciole profumate.

Grande inventore di suadenti atmosfere, Miller si conferma, anche in questo libro, autore che descrive la storia del proprio tempo in una civiltà Occidentale in crisi, con la necessaria àncora di salvezza tutta proiettata nell’Amore.

Paolo Cazzella
o della joie de vivre

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre