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Venezia: Le Biennali

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LA BIENNALE DI VENEZIA
16. Mostra Internazionale di Architettura
FREESPACE 2018

Dal 26 maggio al 25 novembre 2018

Giardini e Arsenale
Venezia

Informazioni:
0415218828


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EVENTI

Spaziare nell’Architettura

Paolo Baratta, presidente di tutte le biennali veneziane, esordisce, nel presentare questa Biennale di Architettura 2018, sottolineando la creazione di una architettura per uso privato che diviene struttura dello spazio pubblico.
I padiglioni sono sessantatre, sono presenti gli incontri con gli architetti rappresentati in mostra, inoltre il programma Biennale Sessions fa dialogare gruppi di studenti e professori provenienti da più di cento università del mondo.
Titolo di questa biennale è Freespace, ovvero spazio libero e gratuito che si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale con settantuno partecipanti.
Yvonne Farrell e Shelley McNamara, curatrici della mostra, hanno dichiarato di aver affrontato la mostra in qualità di architetti, mettendo in risalto gli aspetti delle Corderie, delle Artiglierie e del Padiglione Centrale.
Le partecipazioni nazionali sono state dislocate tra i padiglioni storici ai Giardini e all’Arsenale oltre al centro storico di Venezia. Per la prima volta partecipano sei nuovi Paesi: Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Pakistan e Santa Sede con un proprio padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore.

Oltre al Padiglione Italia alle tese delle Vergini, dal titolo Arcipelago Italia, curato da Mario Cucinella, sono presenti dodici eventi collaterali e due Progetti Speciali: al Forte Marghera di Mestre e al Padiglione delle Arti Applicate nelle Sale d’Armi dell’Arsenale.
Arcipelago Italia propone possibili strade da percorrere per il rilancio dei territori interni comprendendo cinque proposte progettuali. Affronta questioni attuali come la sostenibilità e l’ambiente, l’inclusione sociale e la condivisione dei patrimoni immateriali, i terremoti e la memoria collettiva, il lavoro e la salute, la rigenerazione e la creatività contemporanea.

Nel visionare i vari padiglioni, nel camminare attraverso i progetti esposti, camminare nel vero senso della parola, salire o scendere le scale in legno, nell’entrare dentro i grandi allestimenti, veri e propri bozzetti dalle dimensioni fuori misura, si partecipa attivamente all’interno delle idee di Architettura. Si fa sosta, ci si siede sulle e dentro le strutture così da avere l’impressione di essere un tutt’uno con l’idea progettuale. Si partecipa e si diventa protagonisti, anche solo per poche ore, pochi minuti, di tutto il macro cosmo architettonico.
Questo, indubbiamente, è l’aspetto principale che si coglie. Al di là dei tanti progetti, delle tante soluzioni più o meno realizzabili, al di là della mera essenza del fare architettura, questa Biennale mi ha dato la consapevolezza dell’appartenenza.

Si veda ad esempio la soluzione del Belgio degli architetti Vylder Vinck e Taillieu che hanno realizzato un progetto dove passato e presente si intrecciano tra materialità tattile e memoria effimera.
Lo studio Cino Zucchi architetti offre una rivisitazione delle opere di Caccia Dominioni organizzando l’esposizione in tre gruppi distinti: Facciate - schermi abitati all’interno della città; Spazi interni – cavità scolpite dalla luce e dal movimento; Dettagli – intrecci narrativi tra materiale e forma.
Risulta essere di vivo interesse la realizzazione dell’installazione di Alison Brooks permettendo al visitatore di usufruire dell’opera camminandoci dentro, sedendosi, sostando per dialogare. Brooks considera l’edilizia abitativa come la forma più operosa di architettura presentando modi di vivere, usando il legno come materiale unificante e versatile.
Il Giappone, rappresentato dagli architetti Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa/Sanaa, porta, al tema Freespace, l’idea come spirale senza avere un inizio e una fine. Una spirale quasi invisibile attraverso una pellicola sottile suggerendo appena la separazione tra dentro e fuori. Un’alternativa alla massa e al peso. Non credo di azzardare un concetto eccessivo se mi ritorna alla mente l’estrema leggerezza dell’essere di Kundariana memoria. Infatti i progetti di Sanaa evocano la sensazione di spazi ed edifici che posano leggeri sulla terra.
Laura Peretti, che ha come elemento centrale della sua attività la trasformazione del luogo, afferma che liberando il gigante si manipola con cura la topografia. Nel suo progetto trasforma l’edificio diga lungo un chilometro in un edificio filtro. È l’esemplare progetto ‘Rigenerare Corviale’. Megastruttura, concepita all’origine, come un confine di protezione tra la caotica città in crescita e i terreni agricoli. Si ricorre così a terrapieni, sentieri, strade, rampe, biodiversità, luce naturale con lo scopo di realizzare spazi pubblici, stabilendo un legame con la natura e il vicino agro romano.
Scenografica è la realizzazione del VTN architects della Repubblica Socialista del Vietnam. Il ‘Bamboo Stalactite’ assume l’effetto ipnotico nella sua bellezza. Il termine ‘stalattite’ suggerisce la concezione del manufatto come sospeso dall’alto fino a sfiorare il suolo.
L’italia presenta nel suo Padiglione un viaggio lungo l’Arcipelago Italia. L’obiettivo è mettere in evidenza il contrasto tra i territori lontani dell’immaginario delle metropoli con l’armatura urbana europea, come testimonia il docufilm realizzato da RaiCinema. Seguono otto grandi libri a mo’ di guida cartacea che approfondiscono altrettanti itinerari.
Il Collettivo, che comprende sei studi di architettura emergenti, mette in primo piano, nella seconda Tesa, l’esito del percorso progettuale a più voci. Una nuova prospettiva per guardare il Paese, come afferma Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Peiferie Urbane del MIBACT. Il curatore Mario Cucinella, attraverso il Collettivo di professionisti, ha individuato cinque aree e sei studi progettuali che hanno lavorato a cinque progetti di edifici ibridi.
Il Padiglione Venezia realizza un progetto di condivisione della conoscenza, nell’ambito della valorizzazione della città e della sua area metropolitana. Nuove idee per la grande città d’acqua e di terra.
Ecco in sintesi i progetti che hanno colpito di più la mia sensibilità.

Costruttiva visone per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre