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Digitare la conoscenza

Prologo

L’articolo che segue è stato pubblicato nel 1994 e dopo ventidue anni ben poco si è fatto per conservare e divulgare la conoscenza.
Sono rari gli esempi nell’istituzioni pubbliche italiane di formare una biblioteca digitale o virtuale che possano avere un seguito dopo la spettacolarizzazione espositiva.
Il governo italiano è impegnato nell’ambito della digitalizzazione “amministrativa” e nella formazione di cataloghi,
SBN è una realtà, oltre a sollecitare La Buona Scuola Innovativa, ma si è lontani dal ritenere la consultazione online di intere pubblicazioni.
Spesso il problema non è solo di volontà, ma anche dei diritti che l’amministrazione ha ceduto ai privati, per un pugno di euro, sulle pubblicazioni realizzate non solo in occasioni di mostre.
Se le recenti pubblicazioni, “marcate” istituzioni pubbliche, devono essere sottoposte ad una contrattazione con gli editori, le varie biblioteche possono lavorare sui testi rari e divulgare la conoscenza digitale, per conservare la memoria cartacea.

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Antefatto

Il futuro è nella memoria, per avere un futuro
di Gianleonardo Latini

Conservare e proteggere la memoria tracciata o impressa su qualsiasi tipo di supporto, sia tradizionale che elettronico, è un problema che impone una riflessione a livello mondiale con il coinvolgimento di studiosi responsabili di archivi e musei, nelle tentativo di promuovere una serie di iniziative idonee ad evitare la disgregazione dell'eredità culturale della specie umana. Sperando che il XX secolo non passi alla storia come quello della grande cancellazione del patrimonio culturale, la Fondazione Ibm Italia ha organizzato, nel dicembre del '93 presso l'Accademia dei Lincei, il convegno L'eclisse della memoria (Laterza, 1994).
Un convegno per analizzare i documenti nella forma tradizionale o elettronica, i problemi che ne derivano per una loro migliore conservazione, la scelta del più adatto tra i numerosi sistemi di archiviazione e riproduzione esistenti a “dialogare” con gli altri.
Teoria e pratica, numerose ipotesi per i diversi supporti della nostra memoria, il confronto tra i progetti portati avanti individualmente o in groppo, dibattute dai rappresentanti di musei e università come Gregory, Cordaro, Anderson. Romer e Frojd.
L'Accademia dei Lincei, con l'intenzione di approfondire alcuni aspetti metodologici tra informatica e discipline umanistiche prospetti nel convegno, ha promosso una serie di seminari, che si protrarranno sino ai primi di giugno.
Il lato “curioso" è la fragilità conservativa di molti dei più sofisticati sistemi di riproduzione o la difficoltà di lettura dell'informazione causata dal moltiplicarsi dei programmi codificali e della rapidità con la quale molte attrezzature diventano obsolete e dall'incoerenza nelle scelte informatiche da parte di alcuni enti.
Il materiale custodito negli archivi e nelle biblioteche, che ha sfidato le insidie del tempo, è continuamente sottoposto ai pericoli degli agenti atmosferici arricchiti dal progresso e sottomesso alle nefandezze delle guerre di tutti i tempi. Ma anche la sostituzione della pasta di stracci, nella produzione della carta, con pasta di legno e l'uso della colofonia come collante, avvenuta verso la metà del 1850, ha contribuito alla maggior deperibilità del supporto che ha anche incrementato l'inquinamento dell'ambiente. E così l'introduzione della carta acida, degli inchiostri volatili e dei colori instabili, con le guerre devastatrici nate per cancellare i musei, le biblioteche e gli uomini, mettono continuamente in serio pericolo la memoria collettiva; pulizie etniche e culturali in un nuovo medioevo.
È bizzarro che nell'epoca dell'informatica non si siano ancora risolti questi problemi: anzi si sono aggravati, creando una babele di linguaggi, procedure di memorizzazione e di supporti. I dischi magnetici o ottici sono delle casseforti, concepite per essere indistruttibili, ma se non si ha la “chiave" per leggere le informazioni in esse racchiuse, tutto ciò risulta inutile.
È per tale motivo che in più di una relazione si è fattoo cenno all'opportunità che le future attrezzature permettessero anche la lettura delle informazioni precedentemente archiviate con altri sistemi.
Non bisogna ripercorrere gli errori fatti con l'avvento dei CD, che ha reso obsoleti i dischi in vinile e i registratori a nastro magnetico e quelli a filo. Nel rendere sempre più sofisticate le videoregistrazione, molti dei documenti realizzati con le prime apparecchiature a bobina ora sarebbero inutilizzabili se qualcuno non si fosse preoccupato di far comunicare i due macchinari per produrre dei riversamenti.
Video registrazioni in Betamax o in Vhs, in bobina o in cassette, minidischi registrabili e i CD-Rom che hanno reso preistorici, jurassici i film amatoriali in 8 mm. Non per niente questa è la società dell'usa e getta, ma oltre a rimanere seppelliti dai rifiuti, rischiamo di perdere molte informazioni, l'identità, la libertà di scegliere e di non commettere gli stessi errori.
Il problema della conservazione resta, con i supporti sempre più deperibili, se i nuovi prodotti tecnologici non saranno pensati per la convertibilità da mezzo a mezzo, riprodurre e commercializzare documenti in scrittura e in immagini su microfilm e dischi ottici, in un sistema ibrido e convertibile, per la più facile conservazione degli originali e per la maggior comodità della consultazione.
Un'intera biblioteca informatizzata ridurrebbe il pericolo del deterioramento dei documenti dovuto alla continua consultazione con la possibilità di stampare i documenti che interessano. Il vantaggio di avere testi e immagini in magnetico o in ottico, significa anche poter effettuare ricerche incrociate, scoprire plagi o, magari, di nasconderli con più cura, ma anche manipolare i documenti archiviati per poterne creare di nuovi; Ipertesti che non soffrono dei vincoli materiali propri della carta stampata. La nuova
Bibliothèque de France, che nel 1995 sostituirà la mitica Bibliothèque nationale, è stata pensata guardando ai continui progressi tecnologici come Biblioteca digitale "Gallica".
Distinguere tra le strutture pensate per la conservazione e quelle aperte alla consultazione, per meglio utilizzare i pochi soldi. Facendo tesoro delle parole di J.L. Borges - La Biblioteca e infinita e provvisoria-, si potrà pensare al supporto ottico come l'unico in grado di concentrare in piccoli spazi grandi quantità ai sapere. In pochi centimetri quadrati e con poco peso, la capacità di spedire intere raccolte bibliografiche in qualsiasi parte del mondo e il poter facilmente consultarle con un sistema riproduttivo simile. I collegamenti via telefonia sono ancora costosi e sottoposti ad ogni genere di insidia, ma permettono di accedere a banche dati esterne. Permettere al maggior numero di utenti di consultare documenti e lasciare l'originale solo per uno studio più approfondito del supporto, con le misure e le caratteristiche della confezione. Creare lo Zoo della memoria; perché l'uomo, con incredibile velocità, sta perdendo la memoria e rischiare quindi di non avere futuro dopo i numerosi insuccessi collezionati nel preservare molti esemplari della fauna e della flora dall'estinzione e con lo standardizzare gli archivi e i procedimenti di conservazione lo può evitare.

da Next - ANTIFONIE
Anno X N. 31 1994
“Il Futuro Della Memoria, Per Avere Un Futuro”
pag. 110/111

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Epilogo

Le istituzioni pubbliche sembrano più sensibili a finanziare la digitalizzazione degli archivi altrui piuttosto che offrire una consultazione online del proprio patrimonio, oltre a fornire un catalogo sulle pubblicazioni ed i luoghi dove è disponibile; inoltre bisogna ammettere il poco interesse degli Enti locali ad accedere ai Fondi Europei per la Cultura o ad altre forme di finanziamento che sia finalizzato alla modernizzazione degli archivi e delle biblioteche.
Sarebbe interessante poter riunire virtualmente Fondi sparsi in varie sedi come hanno fatto i Gesuiti con il loro
Fondo Librario Antico (75.000 libri) e come si potrebbe fare con quello meno cospicuo del MAI (Museo Artistico Industriale).

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