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ARCHIVI & Co.
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ARCHIVI & Co.

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Atti del Primo Convegno Internazionale
“Archivi e Mostre”
Proceedings of the First International Conference
“Archives and Exhibitions”

Venezia
Teatro Piccolo Arsenale
Dal 20 al 21 ottobre 2012

Edizioni la Biennale di Venezia, 2013
Bilingue italiano/inglese
Bilingual Italian / English
Pagine 288
€ 10,00

A cura:
Archivio Storico delle Arti Contemporanee



Archivi: una breve storia

Tra il Medioevo e il Rinascimento, gli archivi costituiscono il tesoro del principe. Vale a dire quel luogo dove venivano conservati scritti e documenti, custodi del potere e delle autorità, privilegi, concessioni, possedimenti, ricchezze. Con i documenti, facevano parte degli archivi, anche quegli strumenti necessari a garantirne l’autenticità: sigilli, timbri, ceralacche.

La valenza di un archivio è duplice: storia e memoria. Dalla storia singolare o plurale al ricordo del vissuto individuale o collettivo. Nonostante l’andata al rogo di archivi e carte durante la rivoluzione francese, è in questo periodo che viene sancito il diritto dei cittadini a conoscerne gli atti che li riguardano. Si è andato, nel tempo, sempre più intensificandosi il rapporto tra utenti e archivisti. Gli indirizzi storiografici hanno portato alla valorizzazione dei fondi documentari, con nuove fonti demografiche ed economiche, attraverso gli archivi delle famiglie, della gente comune, degli artisti. Da un po’ di tempo l’archivio viene sempre più utilizzato dall’arte contemporanea.

L’Archivio della Biennale di Venezia è un laboratorio di analisi e studio. L’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) è un data base unificato sia per le informazioni relative ai fondi conservati dall’Archivio, sia per le attività dal 1895 ad oggi.
Si trova nel parco scientifico tecnologico VEGA di Porto Marghera, con dieci postazioni aperto per tre giorni la settimana per consentirne l’accesso a tutti.
Il Fondo storico, che è il nucleo centrale dell’archivio, è affiancato da altri Fondi rilevanti. Si tratta di volumi, periodici, ritagli stampa, fotografie, manifesti, pellicole, nastri magnetici audio e video, dischi, progetti, plastici e opere d’arte provenienti dalle iniziative prodotte dalla Biennale nei vari anni.
La Fototeca ha al suo attivo più di cinquecentomila fotografie e ventinove mila negativi su lastra.
Il Fondo artistico raccoglie oltre quattromila opere d’arte tra cui una raccolta di video d’artista.
Il Fondo manifesti conta tremilasettecento tipi di manifesti.
La Mediateca comprende ventunomila pezzi tra dischi e nastri audio-video.
È ubicata, invece, al Padiglione Centrale ai Giardini la Biblioteca dell’ASAC comprendente circa centocinquantamila volumi che includono i cataloghi di mostre provenienti da tutto il mondo dal 1895 a oggi, frutto di uno scambio tra la Biennale e altre istituzioni.

Già da due biennali si è pensato di arricchire le esposizioni parlando anche degli archivi diffondendone così la conoscenza della loro esistenza.
Questo mio scritto si è avvalso dell’intervento che Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, ha fatto nel Primo Convegno Internazionale Archivi e Mostre, svoltosi a Venezia nell’ottobre 2012 e di Erilde Terenzoni, Soprintendente Archivistica per il Veneto e per il Trentino-Alto Adige, parlando dell’uso degli archivi.

Ho ritenuto importante fare da cassa di risonanza sulla storia dell’Archivio della Biennale perché ritengo utile la conoscenza e la conservazione delle fonti senza le quali si rischia di essere approssimativi e spesso imprecisi. Il valore aggiunto che può dare l’esistenza di un archivio, naturalmente ben organizzato come quello della Biennale, è non solo la conservazione dei diversi documenti che fanno la storia ma anche la circolazione delle idee e la produzione di nuove idee. Quest’ultimo elemento rende, a mio parere, dinamica una società in evoluzione. Pur riconoscendo nella produzione del digitale una più veloce e sistematica fruibilità, la presenza del cartaceo o dell’oggetto d’arte determinano la certezza dei fatti passati e futuri. Sono con la Terenzoni quando conclude il suo intervento attraverso la citazione di un passo della dichiarazione universale degli archivi del Consiglio Internazionale degli archivi adottata dall’UNESCO nel 2011.

Altri interventi sono succeduti dopo quelli di Baratta e Terenzoni.
Per Ole Bouman del NAi – Netherlands Architecture Institute di Rotterdam, riconosce nell’apertura e nello sviluppo del digitale il futuro degli archivi anche per il loro dialogare con altri archivi.

Valeria Carullo curatrice del RIBA Library Photographs Collection di Londra, una istituzione culturale che si occupa dell’archivio fotografico, che si basa essenzialmente di donazioni e lasciti e che organizza anche mostre, favorisce l’apertura del materiale d’archivio a un pubblico sempre più vasto. La collezione fotografica conta circa un milione e mezzo di oggetti di vario genere. Il programma di digitalizzazione è iniziato nel 2004 e si è iniziato a utilizzare i social media.

La Direttrice del Bauhaus-Archiv di Berlino, Annemarie Jaeggi, ha tenuto a dire che la loro raccolta è basata su tutti i documenti che riguardano il Bauhaus ovvero la famosa scuola di design e non uno stile come molti la intendono. Comprende sia l’archivio che il museo fondati nel 1960.

Nel primo convegno, la Terenzoni ha raccontato la storia degli archivi iniziando tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento, dove si afferma un modello conservativo centralizzato, attraverso l’istituzione di archivi diversi che prendono il posto anche delle biblioteche civiche, dove famiglie patrizie e particolari personalità hanno affidato documenti, collezioni d’arte, biblioteche personali. Si vengono ad avere così, negli anni sessanta del Novecento, archivi di Stato in ogni capoluogo di provincia. Altro polo è rappresentato dalle Soprintendenze archivistiche che vigilano sulla corretta gestione dell’accessibilità negli archivi non statali come Regioni, Provincie, Comuni, Banche e altri enti.
I cambiamenti, nel corso del Novecento, sono profondi attraverso l’introduzione massiccia dell’informatica. Il luogo di conservazione dell’archivio non appare più significativo per mezzo di strumenti d’accesso on-line. Il Sistema Archivistico Nazionale (SAN) realizzato dalla Direzione Generale per gli archivi, raccoglie novantamila archivi, diciassettemila inventari e strumenti di ricerca oltre a duecentocinquantamila oggetti digitali. Fonte di informazioni di primo livello. In Veneto sono stati fatti accordi tra la Soprintendenza e la Regione del Veneto. Si è fatto il censimento degli archivi conservati presso i musei civici della Fondazione dei Musei Civici. Altra offerta sono i ‘portali tematici’. L’archivio assume così una dilatazione per mezzo del libero scambio di dati e di informazioni e il principale attore è l’archivio della Biennale di Venezia. Nel cambiare il concetto di archivio primigenio, ora ingloba cataloghi, foto, filmati e audiovisivi attraverso le relazioni del nucleo archivistico dell’istituzione e tutto il resto. Se l’archivista, adesso, deve riuscire a cogliere tutte queste relazioni, va da sé che c’è bisogno di conoscenze specifiche e professionalità avanzate in campo tecnologico. Non più quindi la separazione della totalità dei documenti, siano essi carte o libri, cataloghi o filmati e foto, disegni o modelli, ma tutto questo che agisce in un continuo feed back, favorendo il tema o la notizia ricercata il più completa possibile e allo stesso tempo. Risulta chiaro il ruolo centrale dell’Archivio storico della Biennale, un sistema condiviso di comunicazione tra gli archivi della Biennale di Venezia e la Fondazione Bevilacqua La Masa, l’Accademia di Belle Arti, Ca’ Pesaro e i Musei Civici.

Graziella Leyla Ciagà interviene sul Laboratorio Archivi di Design e Architettura (LADA) di Milano. Finalizzato alla valorizzazione degli archivi architettura, design e grafica e potenziato dalle nuove tecnologie digitali e web, anche verso la sperimentazione. L’archivio digitale è piuttosto uno strumento sofisticato, che costruisce nuove e molteplici modalità di accesso e di navigazione tra i documenti dell’archivio. Aperto a tutti: studiosi, ricercatori, studenti, progettisti e curiosi. È praticamente il capovolgimento dell’impostazione tradizionale di tipo archivistico, che parte ora dalla descrizione dei contenuti per arrivare al documento.
L’Archivio Luciano Baldessarri, progetto di ricerca in Lombardia, ha come fulcro la scheda-progetto. È questa che tiene insieme tutti i documenti che si riferiscono ad un determinato progetto. La facilità con la quale si può navigare, accorcia i tempi della ricerca. Percorsi intesi come ipertesti con descrizioni, immagini e link interni, con un facile accesso alla banca-dati. Nel progetto c’è una sezione chiamata ‘museo virtuale’, raccoglie le ricostruzioni in 3D di architetture, interni e allestimenti.

L’intervento di Margherita Guccione, Direttore del Dipartimento Architettura del MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, è stato concentrato sul MAXXI Architettura. Concepito attraverso una dinamica reciproca tra ricerca, documentazione, conservazione, produzione ed esposizione. Si esplica nell’analisi temporale che va dall’intero Novecento fino alla contemporaneità. Quindi si avvicendano esposizioni e collezioni che sono l’occasione per presentare i materiali d’archivio. La presenza poi, nel cuore del museo, del Centro Archivi di Architettura, ha favorito la fluida integrazione tra studiosi e pubblico, portando ad una dinamicità espositiva del tutto nuova. L’architettura del MAXXI, non è più concepita come una disciplina che non si può esporre in un museo, perché o è fuori nella realtà concreta dell’opera o è nella testa dei progettisti.

Nell’intervento di Margherita Antonio Maria Martelli, archivista di Stato, viene preso in esame l’Archivio Centrale dello Stato. La funzione primaria è la conservazione e la conseguente divulgazione e valorizzazione. Questo Convegno, afferma la Martelli, ha creato attraverso gli interventi una sorta di ‘scatole cinesi’.

Ulteriore prova di quanto affermato dalla Martelli, è stato l’intervento del Segretario Generale dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, Francesco Moschini. Elencando una serie di aneddoti e di fatti reali sul dipinto, presente in Accademia, ‘San Luca dipinge la Vergine’ attribuito a Raffaello, anche se di Raffaello c’è ben poco, il Moschini considera questo dipinto un ‘quadro palinsesto’ perché nei secoli su questo quadro sono intervenuti altri personaggi. Palinsesto come l’intera Accademia di San Luca per le molteplici compresenze.
Nel parlare dei Fondi presenti in Accademia illustra, chiaramente, quello sul Disegno e un altro importante come quello sugli architetti del Novecento. È stata avviata, quindi, un’intensa campagna di acquisizione digitale dei disegni, per la loro conservazione e valorizzazione.
Ci sono anche le ‘Biblioteche del Novecento’ e la costituzione del Nuovo Archivio Multimediale – NAM. Dedicato alle arti e all’architettura dove sono messi in rete dati e documenti sia a livello nazionale che internazionale. In questo confluiscono filmati, fotografie e registrazioni sonore degli eventi svolti in Accademia e i ‘Ritratti di Accademici’ sostituendo l’antica tradizione del Ritratto Accademico su tela.
A mio avviso grande perdita…ma così vanno i ‘tempi moderni’.

Interessante primo convegno.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre