| ANNA MINOPOLIBreve
                Nota Biografica Anna Minopoli, nata a Napoli,
                studia Sociologia, in seguito si dedica al
                design, alla xilografia e alla scultura. Ha
                partecipato a numerose mostre, personali e
                collettive dal 1987.
 Hanno scritto di Lei: Arpaia, Di Biagio, Di
                Castro, Ferri, Lambertini, Latini, Micaletti,
                Perfetti, Sansone, Schiaffini, Serangeli, Siena,
                Simongini, Tosi, Vorrasi, Zambrotta.
 
 
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                miniature per ingrandire le immagini.   Breve Nota
                Critica Aleggiano in
                bianchi spazi gli oggetti e le persone di Anna
                Minopoli, come se fossero eteree tracce su
                candidi fogli. Il gusto del tratto, del segno, è
                evidenziato dal contrasto, come se ad ogni
                installazione non fosse suo il concetto
                tridimensionale della scultura, ma appartenesse
                alla bidimensionalità dell'incisione; non volumi
                ma ariosi perimetri.Leggeri reticoli di fili metallici, con le
                impercettibili strutture in tondini di ferro,
                rappresentano i cortigiani e le vittime, i
                giudici e i giustizieri dei plastici volumi di
                gomma; tubi di neopreme che vengono rivoltati
                come calze e messi in buon ordine, come in un
                cassetto, in mostra. Forme oscure che trovano la
                loro ideale esaltazioni nel contrapporsi
                all'austero metallo e al bianco dello spazio.
                Duttile è il metallo in fili,
                "tessuti" per assumere qualsiasi forma,
                come è duttile alla volontà dell'artista la
                nera e morbida gomma.
 Sono contraddittorie le sensazioni che Anna
                Minopoli comunica all'osservatore per mezzo delle
                sue creazioni: eterei filamenti, tra i quali
                l'aria gioca nel duplice ruolo di vitale elemento
                contenitore e contenuto, che formano un perimetro
                "flessibile", ma sempre ben delineato
                nei suoi limiti; dentro e fuori, il nero che si
                staglia prepotentemente fuori dai suoi confini;
                le trame di filo metallico ordite per crescere
                nei volumi attraverso i quali l'osservatore può
                vedere. La gomma lacerata o rovesciata. Corazze,
                gabbie, con le quali conquistare una sicurezza
                più psicologica che reale, ma utile per dire
                "non mi potete toccare, questi sono i
                limiti".
 Un gioco di morbidezze e asperità, sono le
                ideazioni di Anna Minopoli, perfette
                nell'apparire quello che non sono, pur venendo
                ispirate dal quotidiano e dal quotidiano si
                allontana per assumere altre funzioni e
                significati, per far prevalere l'equilibrio,
                l'estetica di un parallelepipedo incompiuto nel
                quale fluttua un polifemico gommoso volume, per
                delimitare i singoli spazi.
 Molti sono gli artisti che utilizzano fili e
                tondini metallici, altri preferiscono i plastici
                materiali gommosi, tanto duttili da poter
                acquisire nuove forme, ma è raro incontrare chi
                riesce ad affascinare con lo strano connubio
                rigido-morbido, esile-possente, per poi far
                correre le sue creature sulle pareti ed ergersi o
                adagiarsi sul pavimento.
 E l'aria, comunque, circola e percuote
                delicatamente questi lavori, facendo fremere loro
                e lo spettatore, quel tanto che basta ad
                emozionare e superare quel rigido concetto di
                precisione.
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