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IL DIBATTITO SULL'ARTE
SOMMARIO


Per le Associazioni i rappresentanti delegati:

I Diagonali - Bruno Aller, Aldo Bertolini, Marisa Facchinetti

L'AltraArte - Claudio Bianchi, Sergio Salvatori

L.I.Art - Laboratorio Incontri d'Arte - Paolo D'Orazio, Lucilla Caporilli Ferro

Museo Opera Bosco - Anne Demijttenaere

StudiAperti & Artisti associazti - Giancarlo Savino, Rocco Salvia



 

Lettera aperta all'On.le Sindaco di Roma Walter Veltroni

On.le Sindaco,

a seguito delle interviste all’Assessore alla Cultura Gianni Borgna, del Comune di Roma, pubblicate sabato 10 giugno contemporaneamente sul Corriere della Sera e su La Repubblica, ci teniamo in modo particolare a comunicarLe le nostre riflessioni in merito.

Come l’Assessore stesso ha affermato, egli ha raggiunto i 18 anni consecutivi da amministratore e politico in grado di resistere un tempo da record, non rintracciabile nemmeno nel “ventennio”.

Dall’intervista emerge un latente risentimento ed una “sottile” ironia nei confronti del partito che a suo dire “…Non l’ha sostenuto…e che forse…Fassino e D’Alema non si sono battuti come leoni…”, nonostante l’apprezzamento di alcuni “grandi” artisti che lo hanno sostenuto e segnalato al partito stesso.

Leggendo i nomi di questi “grandi” si evince che in buona parte di loro appartengono ad una stessa o simile linea o scuderia le cui posizioni si identificano nella grandezza del valore economico raggiunto che si realizza nell’equazione di comodo: valore economico = valore estetico = qualità dell’artista. Per quanto messa male l’Arte, fino a prova contraria ancora non ha regolamentazioni sanremesi.

Oltre ai vari contributi di consenso, Borgna, ha nel tempo, collezionato contestazioni da parte di molti Artisti romani e non solo, e il malcontento è palpabile, e di questa realtà l’Assessore è bene informato.

Anche quando timidamente qualcosa si è mosso, e c’è stata una prima apertura politica, grazie alla direttrice della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Dott.ssa Giovanna Bonasegale, con il ciclo “Lavori in Corso”, lo stesso progetto è stato bloccato, interrompendo anche i possibili sviluppi come un ampio monitoraggio della comunità artistica romana nei suoi molteplici linguaggi.

Oggi dal MACRO assistiamo a un fenomeno di acuta febbre esterofiliaca, connotante esclusivamente i gusti di pochi.

C’è bisogno di una svolta radicale, se vogliamo Roma come luogo attivo fatto anche di incontri internazionali. Esiste una importante compagine di artisti che costruiscono giorno dopo giorno un modello romano, sinonimo esso stesso di internazionalità.

All’ex Stabilimento Birra Peroni, meraviglioso spazio, immaginiamo un luogo fervente di scambi di proposte con le quali interagire, centro di riferimento, cuore, laboratorio artistico della città.

Solo un esempio. Alla visita del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, che viene considerato il secondo polo d’Arte Contemporanea negli Stati Uniti (secondo dopo il MOMA), il direttore ci ha immediatamente ricevuto (tra l’altro dietro la sua scrivania figurava solitario uno splendido Fontana), ed è nato subito un colloquio vivace e costruttivo dove tra le altre cose ci informava che il museo, anche nei premi internazionali, crea la lista degli artisti invitati rispettando queste proporzioni: il 70% americani, il 30% resto del mondo.

Con questo non intendiamo promuovere un museo nazional-populista, anzi vogliamo con il nostro contributo liberare questi luoghi da lobby mercantili, da operatori culturali interessati a veloci carriere. Vogliamo che la cultura sia un bene “normale”, che abbia la sua funzione verso la collettività, verso una società che formi alla convivenza e che sia pronta a vivere attivamente l’Arte contemporanea, oltre le “suggestioni”, per un concreto sviluppo di Roma, che non si viva di soli vernissage che lasciano poi nei giorni seguenti, il vuoto, il deserto.

Inoltre esistono spazi come le ex fabbriche, scuole, palazzi e caserme vuoti da decenni per i quali non si è mai improntata una politica attiva, virtuosa, per creare le agevolazioni di cui necessitano gli artisti quali studi, luoghi espositivi, laboratori. Pensando a tutto ciò come corpo attivo per una riqualificazione del territorio.

A Roma nella zona deputata agli artisti tra via Margutta, P.za del Popolo, villa Borghese, villa Strhol-Fern e via Flaminia, si contavano fino agli anni ’60 circa mille studi d’Artista che erano dati in affitto a prezzi convenzionati da Enti pubblici. Oggi siamo scesi miseramente ad una decina circa, e fortunato chi lo ha. Pensiamo a quelle intelligenze stritolate dall’indigenza e dal bisogno primario di uno studio. È notorio di come a Parigi, Berlino, Francoforte, Londra, Barcellona, Madrid siano considerati ed aiutati gli artisti.

Non considerare l’Arte un bisogno indispensabile per la Città, per l’umanità, è un errore.

Le nostre speranze sono riposte da sempre nell’amministrazione di sinistra che abbiamo sostenuta con entusiasmo.

Riconoscendo il lavoro degli ultimi tempi dell’amministrazione capitolina da Lei guidata riguardo a questi problemi, sono stati varati importanti provvedimenti come la normativa per gli studi d’artista e la commissione mista per l’arredo urbano.

Siamo sicuri che Lei saprà scegliere la persona giusta per la guida di un così importante Assessorato come quello alla Cultura del Comune di Roma.

C’è bisogno di persone di grande prestigio e professionalità che sappiano da una parte gestire e valorizzare al massimo il patrimonio culturale e monumentale esistente a Roma e dall’altra diano rinnovato impulso dinamico e di sostegno ai contesti creativi contemporanei già attivi.

Benvengano quindi delle “intelligenze” all’interno dello stesso Assessorato che siano in grado di ridare quel prestigio unico che Roma ha sempre avuto.

Oggi si può.

Certi della Sua sensibilità e impegno verso l’Arte, auspichiamo una saggia decisione in merito.

Con la stima di sempre