| Gianleonardo Latini
 Stefania Severi
 Claudia Patrono
 Augusto Pantoni
 Elisabeth Frolet
 Massimo Bagarotto
 Francesca Cataldi
 Claudia Nizza
 Sara Palleria
 Susanne Kessler
 Ivana D'Agostino
 Marco Pasquali
 Benedetta Mazzanobile
 Luigi M. Bruno
 Ester Carbone
 Ada Impallara
 Giuseppe Salerno
 Eleonora Del Brocco
 Giorgio Fiume
 Manuela Crescentini
 Venera Finocchiaro
 Simona Rasulo
 Maria Luisa Ficicchia
 Oreste Bertoldi
 Bianca Medeccia
 Paolo Cazzella
 Paola Stella
 Maria Luisa Ricciuti
 Simona Sarti
 Giovanna Gandini
 Melo Franchina
 Armando Profumi
 Micaela Serino
 Francesco Volgimigli
 Piero Varroni
 Marco Fioramanti
 Luigia Martelloni
 Carlo Ambrosoli
 Tania Kalimerova
 
 
 
 
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        LO STATO DELL’ARTE 
        CONTEMPORANEA È difficile credere che 
        due o tre nuovi spazi espositivi, a Roma, possano svegliare la capitale 
        dalla sua cronica distrazione per l’arte contemporanea in evoluzione, 
        perché qualche nuovo spazio, pubblico o privato, non offre la condizione 
        necessaria per indagare e promuovere quell’arte che viene prodotta nel 
        silenzio di studi anche improvvisati.Se delle gallerie aprono o chiudono o magari si trasferiscono e delle 
        istituzioni pubbliche avviano cantieri per creare nuovi luoghi o 
        ampliano quelli che esistono, non significa che la capitale esca dal suo 
        torpore, ma che in molti hanno scoperto che i nomi affermati dell’arte 
        contemporanea, italiana e soprattutto internazionale, sono un ottimo 
        affare e c’è posto per far circolare opere e soldi senza eccessivi 
        rischi, almeno per ora.
 Basta gridare che Roma sta trovando una sua collocazione, nella carta 
        geografica della creatività contemporanea, quando l’ubicazione è quasi 
        esclusivamente nell’ambito mercantile.
 Purtroppo i galleristi e i curatori, come i critici e i giornalisti, 
        hanno perso il “temperamento” degli anni Settanta e Ottanta, la voglia 
        di cercare, il coraggio di proporre, l’impegno a valorizzare.
 Le nuove gallerie quasi mai propongono qualcosa di nuovo, preferendo i 
        grandi nomi e chi ha già un posto nel mercato. Quando, le nuove 
        gallerie, porranno una particolare attenzione a quei validi artisti 
        italiani che lavorano con discrezione, senza per altro escludere un 
        confronto con il panorama internazionale?
 Trovare nomi inediti nell’ambito romano non è difficile, ma è necessario 
        attivare due buone gambe e la disponibilità all’ascolto.
 Quanto agli spazi pubblici, quelli più consoni a percorrere nuove 
        strade, questi hanno maggior timore delle gallerie private a proporre 
        nuovi nomi.
 Le cronache romane dei diversi quotidiani sono estremamente attente ad 
        Antonello da Messina e Modigliani, ma perché mancano di altrettanta 
        attenzione verso iniziative meno roboanti? Se a Roma si inaugura 
        un’importante mostra, bene, un trafiletto nelle pagine della cronaca è 
        quello che necessita per informare il lettore. Per le mostre importanti, 
        per i grandi nomi, ci sono, doverosamente, le pagine del nazionale. La 
        pagina locale deve rivolgere un maggior impegno alla promozione di 
        artisti poco noti o sconosciuti, alle loro linee di ricerca, innovativa 
        o tradizionale che sia, per dare stimolo a questo comparto che è fatto 
        di mente e braccio.
 Non basta un’esposizione, certo indispensabile punto di partenza, ma è 
        utile anche un “sistema” di promozione per rendere fruibile l’opera 
        d’arte. Il curatore, come il critico e il giornalista, dovrebbero 
        rendere il lavoro dell’artista accessibile al pubblico. Arricchire 
        l’opera con testi criptici può servire, forse, solo a vendere il 
        prodotto ad un incompetente, ma di certo non amplierà l’interesse verso 
        l’arte contemporanea. Questa deve uscire fuori dalla ristretta cerchia 
        degli addetti, e il ruolo degli intellettuali, in questo complesso 
        mondo, non può limitarsi al pensiero “astratto”, ma deve assumere anche 
        un ruolo esplicativo ed una funzione orientativa, mettendo in guardia 
        dalle mistificazioni. L’arte non deve essere per una ristretta schiera 
        di persone ma per tutti. Tutti sono chiamati a goderne, in una fruizione 
        pubblica, dove incontrare i grandi maestri, ed in una fruizione privata 
        in cui, in base alle esigenze ed alle finanze, ci sia posto per 
        l’artigianato artistico e l’opera grafica fino al dipinto dell’autore 
        più famoso.
 
 
 
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